edizione diplomatico-interpretativa

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Assai mi placieria. secio fosse camore. auesse jmse sentore. dintendere edaudire.chio liri menbreria. comefa lseruidore. p(er) fiate asuo sengnore. mea lontano seruire. efariali assauere. lomale dichio nonmoso lamantare. diquella chelmiocore nompo ubriare. lamore n(on) edio uegio lasso temente. p(er) che nelmale adesso piu pungente.

 
I.
Assai mi placieria
se ciò fosse c’Amore
avesse im sè sentore
d’intendere e d’audire:
ch’io li rimenbreria,
come fa il servidore
per fiate a suo sengnore,
meo luntano servire;
e fariali a savere
lo mal di ch’io no m’oso lamentare
di quella che ’l mio core nom pò ubriare.
l’Amor non vegio, ed io lasso temente,
per che nel male adesso plu pungente.

 

Amore sempre miuede. edami Jm suo podere. eo nomposso uedere. suap(ro)pia figura. maso bene atale fede. poi camoroso udire. chelli possa guerire. secondo sua natura. cioe che masichura. p(er) chio mi dono alasua uoluntate. come cierbio cacciato mante fiate. che quando lomo lo sgrida piu forte. torna uerllui nondubitando morte. II.
Amor sempre mi vede
ed ha mi in suo podere,
eo nom posso vedere
sua propia figura.
Ma so bene a tale fede,
poi c’Amor oso udire,
ch’elli possa guerire
secondo sua natura.
Ciò è che m’asicura,
per ch'io mi dono a la sua volontate
como cierbio cacciato, mante fiate,
che, quando l'omo lo sgrida più forte,
torna ver lui non dubitando morte.

 

Nondoueria dottare. damore ueracemente. poi leale ed ubidente. lifu diquello giorno. che miseppe mostriare. lagioia chesempramente. chema distrettamente. tutto legato jntorno come fa lunjcorno. uno donzella uergine
dorata. chedalicacciatori e amaestrata. la quale dolzemente linamora. sichelolega equelgli nonde chura.
III.
Non doveria dottare
d’Amor veracemente,
poi leale ed ubidente
li fu di quello giorno
che mi seppe mostriare
la gioia che sempr ha mente,
che m’ha distrettamente
tutto ligato intorno,
come fa l’unicorno
una donzella vergine dorata,
che da li cacciatori è amaistrata,
 la qual dolzemente l’inamura,
sì che lo lega e quel gli non dè cura.

 

Poi chemebe legato colgliochi sorise. si camor mimise. come lbasalischo. chucide che glie dato colgliochi mocis. lamia morte cortese. che moro epoi riuisco. odio cheforte uisco. mipare chesiano messe alemiale. cheuiuere nomorire nonmiuale. como (o)mo chen mare uedesi perire. ecamperia potesse Jnterra gire IV.
Poi che m’abe legato,
col gli ochi e sorise,
sì c’a morte mi mise,
come ‘l basalisco
ch’ucide che gli è dato;
col gli ochi m’acis
la mia mort’è cortese
che moro e poi rivisco
O dio che forte visco
mi pare che siano messe alle mi ale
che viver no morire non mi vale
com’omo chen mare vedesi perire
e camperia potesse in terra gire

 

     miforanportto. diuita esichuranza . emercie condottanza. miristorna e famuto. ma p(er) chisia acortto. damore chenomauanza chep(er)lungastetanza e lo guideo p(er)duto. Massio non nagio aiuto. damore che mitene jnquesta pregione. nomso checortte mitengna rasgiona efara gio como penetenziale che spera bene soferendo male V.
      mi fora ‘n portto
di vita e sicuranza;
ma mercie con dottanza
mi ristorna e fa muto,
 ma per chi sia accortto
d’Amore che no m’avanza;
che per lunga astetanza
e lo giudeo perduto
Ma s’io non agio aiuto
d’Amore che mi tene in questa pregione,
nom so che cortte mi tengna rasgione.
 e faragio como penetenziale,
che spera bene soferendo male
.