Repertorio: RMS, 143:2
Manoscritti e stampe: Vaticano latino 3793, cc. 5v-6r (V);
Vaticano latino 3214, cc. 96r-v (V2);
Chigiano latino L.VIII.305, c. 83r (Ch);
Banco rari 217, cc. 17r-v (P);
Rediano 9, cc. 102ra-va (L);
Bologna, Comunale dell'Archiginnasio, Manoscritti B3467 cc. 53r/55v/40r,
solo la prima stanza e i vv. 1-4 (Ba5);
La Poetica, Trissino, 1529, solo Incipit e i vv. 9-12 (Triss)
Metrica: a7 b7 b7 c7, a7 b7 b7 c7; (c)d7+4 d11, e11 e11. Canzone di cinque stanze singulars di dodici versi con fronte settenaria e sirma dodecasillabica; la concatenatio avviene tramite rima interna, la combinatio è regolare. Nella versione differente e ridotta, di cui latori sono P, Ch e V2, le prime due stanze, ancorchè non rigorose, sono allacciate mediante legame capfinit; nella versione di V e L, messa a testo nell'edizione Calenda 2008, il legame riguarda soltanto le stanze II e III e ancor meno III e IV, sempre con poca incisività. La sirma varia nella prima e nella quarta stanza, per cui e = c, poi e = b. La canzone intrattiene un rapporto diretto di sicura dipendenza dal suo ipotesto trobadorico Cantar vuoill [Bdt 156.3] di Falquet de Romans, per i cui dettagli intertestuali si rinvia al commento di Calenda 2008, pp. 68-75.
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, I, p. 58; Nannucci 1883, I, p. 128; Levi 1905, p. 115; Lazzeri 1942, p. 676; De Bartholomaeis 1943, p. 93; Guerrieri Crocetti 1947, p. 350; Contini 1954, p. 183; Panvini 1955, p. 102; Contini 1960, I, p. 99; Panvino 1962-64, p. 405; Salinari 1968, p. 162; Morini 1999, p. 54; Calenda 2008, pp. 64-75; CLPIO, 176 (L), 237 (P), 309 (V).
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, I, p. 58; Nannucci 1883, I, p. 128; Levi 1905, p. 115; Lazzeri 1942, p. 676; De Bartholomaeis 1943, p. 93; Guerrieri Crocetti 1947, p. 350; Contini 1954, p. 183; Panvini 1955, p. 102; Contini 1960, I, p. 99; Panvino 1962-64, p. 405; Salinari 1968, p. 162; Morini 1999, p. 54; Calenda 2008, pp. 64-75; CLPIO, 176 (L), 237 (P), 309 (V).