La mia vit’è sì fort’e dura e fera

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Repertorio: RMS, 59:1
Manoscritti e stampe: Vaticano latino 3793, c. 22v (V);
                                   Banco rari 217, cc. 21r-v (P);
                                   La Poetica, Trissino 1529, c. 51v (Triss)
Metrica: a11  b11,  a11  b11,  a11  b11;  c8  d7  c7  (c)d4+7  (o 5+7). Canzone di cinque singulars di dieci versi ciascuna. Fu lo stesso Dante, con ogni probabilità, in Dve II x, 4 ad aver in mente questo componimento di Guido per la rarissima tripartizione della fronte; si segnala ancora, unico esempio nella sua produzione lirica, l'assenza della combinatio, da considerarsi forse evidenza palese del genere della canzonetta, cui soccorre la stessa infrequente struttura metrica e la designazione di genere al verso 41. Il primo verso della sirma, differente nei due testimoni latori del componimento, è settenario per Panvini e ottonario per Contini e Antonelli; Calenda opta per la seconda ipotesi, giustificando i necessari interventi testuali in sede di commento.