Ancor che l'aigua per lo foco lasse

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Repertorio: RMS, 121:1
Manoscritti e stampe: Banco rari 217, cc. 61v-62r (P);
                                   Laurenziano Redi 9, 66, cc. 78vb-79rb (L);
                                  Bologna, Biblioteca comunale dell'Archiginnasio, Manoscritti B3467, 45 c.                                      53r / 37 c. 38v, solo vv. 1-8 (Ba5);
                                   La Poetica, Trissino1529 cc. 31r-v, solo vv. 1-8 (Triss)
Metrica: a11  b7  b7  a11,  b11  a7  a7  b11;  b7  c7  c7  d11  e7  d7  e7  f7  f7  g7  g11; nella stanza V f  = a, con conseguente variazione della sirma in b7  c7  c7  d11  e7  d7  e7  a7  a7  f7  f11. Canzone composta da cinque stanze singulars di diciannove versi ognuna, con fronte bipartita in piedi contrapposti a rima inverita. Il componimento è l'unico tra quelli del poeta in cui la concatenatio endecasillabo-settenario è realizzata da un verso autonomo; la combinatio in chiusa finale è qui preceduta da un'altra coppia di settenari a rima baciata. Dalla prima alla terza strofe l'allacciamento è rigorosamente capfinidas, tra la terza e la quarta morte/morto è legame più vago. Ulteriori legami sono rintracciabili in incipit delle stanze I, II e V che aprono la sirma con Cusì/Così, III e IV con Eo.
Edizioni: Lazzeri 1942, p. 690; Guerrieri Crocetti 1947, p. 307; Contini 1954, p. 196; Contini 1960, I, p. 107; Panvini 1962-64, p. 79; Salinari 1968, p. 170; Jensen 1986a, p. 44; Panvini 1994, p. 128; Morini 1999, p. 60, Calenda 2008, pp. 97-108; CLPIO, 145 (L), 275 (P).