L’ordine nel quale sono presentati i componimenti è quello del ms. unico e si differenzia da quello adottato da Spanke 1907, che ha invece optato per un ordinamento basato sulla successione alfabetica delle rime d’apertura (analogamente a quanto accade, peraltro, nella successiva RS)
Nella trascrizione sono state distinte i da j, u da v, c da ç secondo le norme correnti; sono state separate le parole sulla base del senso; si è introdotta la punteggiatura e si è regolarizzato l’uso delle maiuscole. Si è adottata, inoltre, la convenzione di indicare con il segno diacritico ć la c finale in parole come douć, “dolce”, data la difficoltà di sceverare, per testi di area piccarda, se la grafia del ms. stia a rappresentare il suono [ts] del franciano o il suono [č] del piccardo. Nelle forme verbali analogiche come euć, “ebbi” o douć, “dubito” il simbolo fonetico utilizzato ha invece, senz’altro, valore palatale. Considerato che nel ms. si ha alternanza tra por e pour a tutte lettere, quando la preposizione è abbreviata si è scelto di scioglierla come pour. Per i numerali cardinali è stata conservata la grafia del ms. (per es. in X 4 si ha: .i. boton). Infine, in XII 12 il punto in alto indica l’assimilazione in fonosintassi di -l a l-.
Per l’intero corpus si è fatto riferimento all’edizione di Spanke 1907; per la pastorella L’autrier errai m’ambleüre si sono tenute presenti anche le edizioni di Bartsch 1870 e Dinaux 1837-1863, consultato ugualmente, peraltro, in relazione al jeux-parti Jehan Bretel, .i. chevalier, per il quale si è vista anche l’edizione di Långfors 1936; per i componimenti II, IV e XI si è infine utilizzata, unitamente a quella su citata di Spanke, l’edizione di Noack 1899, in realtà da attribuire a E. Stengel, Noack essendo responsabile solo della trascrizione.
In apparato si sono segnalate le lezioni corrotte del ms., le letture non accolte dei precedenti editori e la paternità di congetture certe, promosse a testo; sigle impiegate: D. = A. Dinaux, SP. = H. Spanke.
Le integrazioni congetturali sono poste tra parentesi quadre.
Ogni componimento è, inoltre, preceduto da un “cappello” introduttivo, contenente osservazioni di carattere metrico e stilistico, ed è seguito da una traduzione, nella quale si è cercato di rispecchiare il più possibile la struttura sintattica degli originali, senza compromettere, per questo, la perspicuità dei contenuti.
Nelle note posposte alla traduzione di ciascuna poesia trovano spazio questioni di carattere filologico, linguistico o anche, più latamente, culturale.
Data la presenza della traduzione, si è scelto di sostituire a un ipotetico glossario un index verborum.
Nella trascrizione sono state distinte i da j, u da v, c da ç secondo le norme correnti; sono state separate le parole sulla base del senso; si è introdotta la punteggiatura e si è regolarizzato l’uso delle maiuscole. Si è adottata, inoltre, la convenzione di indicare con il segno diacritico ć la c finale in parole come douć, “dolce”, data la difficoltà di sceverare, per testi di area piccarda, se la grafia del ms. stia a rappresentare il suono [ts] del franciano o il suono [č] del piccardo. Nelle forme verbali analogiche come euć, “ebbi” o douć, “dubito” il simbolo fonetico utilizzato ha invece, senz’altro, valore palatale. Considerato che nel ms. si ha alternanza tra por e pour a tutte lettere, quando la preposizione è abbreviata si è scelto di scioglierla come pour. Per i numerali cardinali è stata conservata la grafia del ms. (per es. in X 4 si ha: .i. boton). Infine, in XII 12 il punto in alto indica l’assimilazione in fonosintassi di -l a l-.
Per l’intero corpus si è fatto riferimento all’edizione di Spanke 1907; per la pastorella L’autrier errai m’ambleüre si sono tenute presenti anche le edizioni di Bartsch 1870 e Dinaux 1837-1863, consultato ugualmente, peraltro, in relazione al jeux-parti Jehan Bretel, .i. chevalier, per il quale si è vista anche l’edizione di Långfors 1936; per i componimenti II, IV e XI si è infine utilizzata, unitamente a quella su citata di Spanke, l’edizione di Noack 1899, in realtà da attribuire a E. Stengel, Noack essendo responsabile solo della trascrizione.
In apparato si sono segnalate le lezioni corrotte del ms., le letture non accolte dei precedenti editori e la paternità di congetture certe, promosse a testo; sigle impiegate: D. = A. Dinaux, SP. = H. Spanke.
Le integrazioni congetturali sono poste tra parentesi quadre.
Ogni componimento è, inoltre, preceduto da un “cappello” introduttivo, contenente osservazioni di carattere metrico e stilistico, ed è seguito da una traduzione, nella quale si è cercato di rispecchiare il più possibile la struttura sintattica degli originali, senza compromettere, per questo, la perspicuità dei contenuti.
Nelle note posposte alla traduzione di ciascuna poesia trovano spazio questioni di carattere filologico, linguistico o anche, più latamente, culturale.
Data la presenza della traduzione, si è scelto di sostituire a un ipotetico glossario un index verborum.