Atal vej’eu aqui ama chamada
que, de-lo dia en que eu naci,
nunca tan desguisada cousa vi,
se por ũa d’estas duas non é:
por aver nom’assi, per bõa fe, 5
ou se lho dizen porque ést amada,
ou por fremosa, ou por ben talhada.
Se por aquest’ama dev’a seer,
é o ela, podede-lo creer,
ou se o é po-la eu muit’amar 10
ca ben lhe quer’e posso ben jurar:
poi-la eu vi, nunca vi tan amada.
E nunca vi cousa tan desguisada
de chamar ome ama tal molher
tan pastorinh’, e se lho non disser 15
por tod’esto que eu sei que lh’aven:
porque a vej’a todos querer ben,
ou porque do mund’é a máis amada.
E <é> o de como vos eu disser,
que, pero me Deus ben fazer quiser, 20
sen ela non me pod’én fazer nada!
1 aina di amada B 3 desguisa A 4 por B 8 amada a seer B 10 ou se e pola moyteu amar B 12 poyla ui B 15 pastorie A 16 en soy B 18 mu(n)da mais B 19 Eo de como A; E o de como B 21 pode B
v. 1: Molteni, Machado e Correia non rilevano in B l’errore ottico aina.
v. 3: Michaëlis edita desguisada correggendo l’errore di A su B, ma non riporta in apparato l’errore del codice. Correia in A legge desgiusa.
v.8: ho scelto di editare, seguendo Correia, la variante di A considerando quella di B facilior dal momento che “o copista de B terá lido "amada" onde o modelo apresentaria *amad ~ua, isto é, que, não tendo atendido à abreviatura d ~ (= de), teria lido como "a" o "u" que se seguia à letra "d", supondo depois o "a" final. O erro explica-se, aliás, também pelo facto de "amada" comparacer no v. 6”.
v. 10: riguardo alla disposizione di eu muit amar di A e muiteu amar di B, trattandosi di varianti equipollenti, ho accolto a testo la lezione di A poiché il verso è corretto anche dal punto di vista metrico a differenza di quello trasmesso dal codice B.
v. 12: Machado segnala in apparato la lezione di A poila ui nunca ui poiché, molto probabilmente, non legge il segno di rimando a margine del revisore tra poila e ui che integra il pronome personale eu.
Il modus operandi del revisore e l’errore di B offrono la possibilità di valutare due ipotesi:
1. ci troviamo di fronte a un errore d’archetipo che il revisore di A corregge autonomamente;
2. i copisti dei due rami della tradizione, in maniera indipendente, potrebbero aver dimenticato di trascrivere il pronome eu, non strettamente necessario dal punto di vista semantico.
Correia non segnala l’ipometria di B in apparato; inoltre legge iu nunca in A.
v. 14: entrambi i codici tramandano la lezione corretta; Machado però, non leggendo in A il segno di rimando a margine del revisore dopo om, considera questo verso differente da quello di B e lo evidenzia in apparato. Al contrario Correia segnala l’integrazione del revisore di A (differentemente da quanto fatto per il verso 12, dove è presente un altro segno dello stesso tipo) e legge honie ania in B.
v. 15: gran parte del verso è stato ricostruito su B dal momento che la carta 43 del codice A è danneggiata. È altamente probabile che sia stata la recisione sul margine superiore ad aver impedito la lettura del titulus sopra la <i>, dunque l’errore segnalato in apparato potrebbe non sussistere.
v.18: Michaëlis integra il grafema <u> per formare la congiunzione o<u> e in apparato segnala che nel manoscritto A la <u> è assente; quest’ultima invece è perfettamente leggibile nel codice A, tanto quanto nel codice B.
v. 19: il verso risulta ipometro di una sillaba. Ho accolto a testo l’integrazione di Correia che rigetta quella di Michaëlis o<ï>de. Per ulteriori approfondimenti riguardo alle motivazioni che mi hanno indotto a prediligere questa soluzione cfr. Correia, p. 241, nota 19.
v. 21: ho accolto, come Correia, la variante di A perchè difficilior rispetto a quella di B. Michaëlis edita pode. Machado non segnala in apparato la lezione trasmessa dal codice A.