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Mess(er) Rinaldo daquino
G uiderdone aspecto auer dauoi donna. chui seruire no(n) me noia. Ancor
chem(m) isiate altera. sempre ispero dauere intera. damor gioia. Non uiuo indisperança ancor chem(m)i disfidi. lauostra di-sdegnança. chespesse uolte uidi edeprouato. omo dipoco affare peruenire ingranlocho. sesi sape aua(n) çare. moltiplicare lopoco cha acquistato. |
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Guiderdone aspecto avere
da voi donna, chui servire
non m'è noia;
ancor che mmi siate altera
sempre ispero d'avere intere
d'amor gioia.
Non vivo in disperança,
ancor che mmi disfidi
la vostra disdegnança:
che spesse volte vidi, – ed è provato,
omo di poco affare
pervenire in gran locho;
se si sape avançare,
moltiplicare lo poco ch'à acquistato.
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II |
. In disperança no(n)mi gitto. chio medesmo minprometto. dauer bene. Di bon chore laleança chiuiporto. elasperança mimantene. Pero no(n)miscorag gio damor chema distrecto, sichomomo saluaggio. faraggio chome odecto chello face. perloreo tempo ride. sperando chepoi pera. lolaido dire cheuen dadonna troppo fera. aspecto pace. |
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In disperança non mi gitto,
ch'io medesmo m'inprometto
d'aver bene :
di bon chore la leança
ch'i vi porto, e la sperança
mi mantene.
Però non mi scoraggio
d'Amor che m'à distrecto;
sì chom'omo salvaggio
faraggio, chome ò decto – ch'ello face:
per lo reo tempo ride,
sperando che poi pera
lo laido dire che ven
da donna troppo fera – apecto pace.
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III |
. Sio purispero pieta inallegrança. fina donna pietança inuoi simoua. fi na donna no(n)mi siate fera. poi tanta belta inuoi sitroua. Cha donna cha bel leççe ede sença pietate. chom omo chariccheççe. eusa scharsitate. dicio cha ue senone bene apreso. nodrito edinsengnato daongnuomo neripreso. or rato edispregiato eposto agraue. |
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S'io pur ispero pietà in allegrança,
fina donna, pietança
in voi si mova.
Fina donna, non mi siate
fera, poi tanta beltà
in voi si trova:
cha donna c'ha belleççe
ed è sença pietate,
chom'omo ch'à riccheççe
e usa scharsitate – di ciò ch'ave;
se non è bene apreso,
nodrito ed insengnato,
da ongn'uomo n'è ripreso,
orrato e dispregiato – e posto a grave.
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IV |
. Fina donna cheo nonperischa. seo uipriegho nonuincrescha mia preghiera. le belleççe chenuoi pare. midistringe elosguardare delacera. La figura piacente lochore midirancia quando uoi tengno mente. lo spirito mi ma(n)cha etorna inghiaccio. nemicha mispauenta lamoroso uolere, dicio chem(m)atalenta. cheo nolo posso auere ondeo misfaccio. |
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Fina donna, ch'eo non perischa:
s'eo vi priegho, non v'increscha
mia preghiera.
Le belleççe che 'n voi pare
mi distringe, e lo sguardare
de la cera;
la figura piacente
lo core mi diranca:
quando voi tengno mente
lo spirito mi mancha – e torna in ghiaccio.
Né micha mi spaventa
l'amoroso volere
di ciò che m'atalenta,
ch'eo no lo posso avere – ond'eo mi sfaccio.
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