Edizione diplomatico-interpretativa

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I
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Notaro giacom(m)o
                    iij.

G  viderdone aspetto auere. diuoi don(n)a chui seruire. non me noia. simise
te tanto altera. ancora spero dauere jntera, damore gioia. Nonuiuo jndispe
ranza. ancora chemi diffidi lauostra disdengnanza. caspesse uolte audiui e
de p(ro)uato. com(m)o dipoco affare. p(er) uenire jngraloco. selosape auanzare. molti
pricare. lopoco. caquistato.

 

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Guiderdone aspetto avere
di voi, donna, chui servire
non m'enoia;
si mi sete tanto altera
ancora spero d'avere jntera
d'amore gioia.
Non vivo jn disperanza,
ancora che mi diffidi la vostra disdegnanza;
ca spesse volte audivi – e de provato commo poco di affare
pervenire jn gra loco;
se lo sape avanzare;
moltipricare lo poco c'acquistato.
 
II
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I  n disperanza non(n)i mi gietto. chio medesem(m)o mimp(ro)metto. dauere bene. dibo
   
ncore elasperanza. chini portto elaleanza. mi mantene. Acio non miscora
   
gio. damore chema distretto. sicomomo saluagio. faragio chelle detto.
chello facie. p(er)loreo temppo ride. sperando chepoi pera. lalaida ara che
vede. didon(n)a troppo fera. spero pacie.
 
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In disperanza non ni gietto,
ch'io medesem(m)o m'imprometto
d'avere bene:
di bon core e la speranza
ch'i ni portto, e la leanza
mi mantene.
Aciò non mi scoragio
d'amore che m'à distretto;
sì como salvagio
faragio ch'ell'è detto - ch'ello facie
per lo reo temppo ride,
sperando che poi pera
la laida ara che vede;
di donna troppo fera - spero pacie.
 
III
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S  jo purispero jnallegranza. fina don(n)a pietanza. jnuoi simoua. fina do
nna no(n)siate. fera poi tanta bieltate. jnuoi sitroua. cadon(n)a cabelleze.
ede sanza pietade, comom(m)o caricheze. edusa scarsitade. dicio caue. seno(n)
n(n)e bene apreso. nediritto nedinsengnato. daongnom(m)o neripreso. oruto edi
spresgiato. epresgio agraue.
 
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S'jo pur ispero jn allegranza,
fina donna, pietanza
jn voi si mova.
Fina donna non siate
fera, poi tanta bieltate
jn voi si trova:
ca donna c'à belleze
ed è sanza pietade,
com'ommo c'à richeze
ed usa scarsitade- di ciò c'ave;
se nonn-è bene apreso,
nediritto n'é d'insengnato,
da ongn'ommo n'è ripreso,
oruto e dispresgiato - e presgio à grave.
 
IV
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D  onna mia chio nomperisca. sio uiprego nonuincresca. mia preghera. lebelle 
     ze chenuoi pare. midistringie elosguardare. delaciera. lafigura piagi

ente. locore midiranca. quando uitengnio mente. lospirito mimanca. etor
na jnghiaccio. nemica mispauenta. d lamoroso uolere. dicio chematale
nta. chio noloposso auere. ondimisfacco.
 
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Donna mia, ch'io nom perisca:
s'io vi prego, non v'incresca
mia preghera.
Le belleze che 'n voi pare
mi distringie e lo sguardare
de la ciera;
la figura piagiente
lo core mi diranca:
quando vi tengnio mente
lo spirito mi manca -e torna jnghiaccio.
Nemica mi spaventa
l'amoroso volere
di ciò che m'atalenta,
ch'io no lo posso avere -ond'i mi sfacco.