Fratta 2008

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I

Di sì fina ragione
mi convene trovare
distrettament'e sì cheto e celato,
perché l'openïone
de li falsi acertare
non si possa, né saver di mio stato.
Però sono in eranza,
che madonna dottare
mi fa sol di pensare
ch'aggia tanta abondanza
che sanamente eo' nde possa cantare.

II

Dunque, se la stagione
d'avrile disïare
mi face più che 'l tempo trapassato,
serò in condizione,
tanto porà gravare
lo mio disïo ch'è disconfortato.
È ben strana pietanza
vedere adimorare,
a la stagion ch'a 'mare
mostra più sua posanza,
due benvolenti per un maltratare.

III

Però de la dimora
doglio più fortemente
e non so ch'io giamai mi possa dire,
che se bona ventura
non ò più brevemente,
la mia vita val peggio che morire.
E ben vive morendo
quelli che finemente
ama donna valente
poi li vene in fallendo
di giorno in giorno di suo convevente.

IV

Oramai m'asicura
la saggia e canoscenti
ch'ella non falli per lo suo volire,
per che dessaventura
mand'a li sconosente
ca per lor falta fanno al mio fallire;
ed io in gioco e ridendo
canto amorosamente
per quella falsa gente
che mi vanno incherendo
la gioia ond'io son fino benvolente.

V

Dunqua, s'io so' a piacere, 
àgiande grato Amore
e madonna, che sol'à inamoranza,
che ne poria avenire
ca io tanto dolzore
sentisse per una sola speranza:
perché s'inamorata
mente mi ritenesse,
e sol ch'io la gioia avesse,
già non saria giornata
che lo meo cor gran gioia non sentisse.