Chiaro Davanzati: Rime, a cura di Aldo Menichetti

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Quand'è contrado il tempo e la stagione
ed omo ha pena contro a suo volere,
co lo pensere – adoppia suo tormento;
ché 'l mal sofrire è 'l dritto paragone
a que' ch'è sag<g>io: quando <ha> lo spiacere,                                             5
met<t>er piacere – inanzi a <'n>tendimento,
e bon talento – aver, ché tempo vene
che torna in bene – lo gravoso affanno,
e menda danno, – se conforto tene,
chi bona spene – non mette in inganno.                                                        10
 
Ordunque, sag<g>io di savere ornato
in cui pregio ed onore era e valenza,
la soferenza – gentil cor nodrisce;
mette 'n obrïa ciò dov'ha affannato,
in bona spene mette il core e penza                                                             15
che grave intenza – non dura e rincresce.
E ben sor<t>isce
chi nel male conforta la sua vita:
ch'i' ho in udita
che 'l pulicano sucita di morte,                                                                     20
e no gli è forte:
così la pena pò venir gioita,
chi nonn-i<n>vita – pensiero oltre grato.
 
Ben ho savere al sag<g>io rimembrare
ch'Adammo de lo 'nferno si partio                                                               25
e soferio
la pena ch'amendò lo suo fallire
(non dico certo in voi fosse fallare,
ma sanza colpa giudicò sì Dio);
e tenne in fio                                                                                               30
dal suo Segnor la mort' e <i> fu disire;
mostrò che lo sofrire
dovesse fare ogn'omo, in suo dolore;
e questo è lo valore,
ch'al mondo nonn-è pena sì cocente                                                            35
che non torni piagente,
chi 'n buona spene mette lo suo core.