Faz m’agora por si morrer e traz me mui coitado mia senhor do bon parecer e do cos ben talhado; a por que ei morte a prender 5 come cervo lançado, que se vai do mund’a perder da companha das cervas. E mal dia non ensandeci e pasesse das hervas 10 e non viss’u primeiro vi, a mui fremosinha d’Elvas. Que [...].................................... ........................................... ....................................................... 15 ......................................... ....................................................... ......................................... ................................................... ......................................... 20 E mal dia non ensandeci < e pasesse das hervas e non viss’u primeiro vi, a mui fremosinha d’Elvas.> Oi mais a morrer me conven, 25 ca tan coitado sejo pola mia senhor do bon sen, que am’e que desejo, E que me parec’er tan ben cada que a eu vejo, 30 que semelha rosa que ven, quando sal d’antr’as relvas. E mal dia non ensandeci < e pasesse das hervas e non viss’u primeiro vi, 35 a mui fremosinha d’Elvas.> |
I. La mia signora dalle belle sembianze e dal corpo ben fatto ora mi fa morire per lei e mi tiene molto angosciato, per lei io debbo prender (andare incontro alla) morte, come cervo ferito, che se ne va dal mondo e perde la compagnia delle cerve. E disgraziatamente non sono impazzito, avessi mangiato le erbe e non avessi mai visto, dove per la prima volta vidi, la molto bella d’Elvas. II. Ormai mi conviene morire, poiché sono tanto sofferente per la mia signora ben assennata, che amo e che desidero, e che mi appare tanto bella ogni volta che la vedo, che somiglia alla rosa che fiorisce quando spunta fra le erbe. E disgraziatamente non sono impazzito e avessi mangiato le erbe e non avessi mai visto, dove per la prima volta vidi, la molto bella d’Elvas. |