Jograr, mal desemparado
fui eu pelo teu pescar,
como que ouvi a enviar
à rua por pescado;
por end’o don que c<h>’ei dado 5
quer’ora de ti levar.
Assi cho dei, preitejado
que m’ouvest’a escusar
da rua; e ves, jograr,
pois me non ás escusado, 10
un don e’ linho dobrado
pensa ora de mi-o dar.
Non ti baralh’eu mercado
nen queria baralhar;
mais ouvestem’a pagar 15
en truitas e, pois pagado
non mi as dás, como ei contado,
er pensa de mi contar!
5 quecey dado 17 comotei co(n)tado
v. 5: Machado e Lapa editano que t’ei dado emendando il pronome personale senza segnalare la lettura diplomatica in apparato. A mio avviso ritengo inutile tale revisione poiché il manoscritto trasmette la lezione quecey (=que che/chi ei) che riporta già il pronome personale di seconda persona singolare con funzione di complemento indiretto a cui si riferisce il verbo dar.
v. 11: Lapa, non comprendendo il significato del dono en linho con cui il giullare avrebbe dovuto ripagare l’autore (cfr.http://cantigas.fcsh.unl.pt/cantiga.asp?cdcant=1442&pv=sim), edita congetturando un bon dinheiro dobrado.
v. 17: il verso risulta ipermetro di una sillaba e, come Lapa, ho scelto di rettificare il secondo emistichio considerato che non è semanticamente necessaria la presenza del pronome personale.