Fratta 2008

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I
 

A pena pare ch'io saccia cantare
nè gioi mostrare ch'eo deggia plagere,
ch'a me medesmo credo esser furato,
considerando a lo breve partire;
e se non fosse ch'è più da laudare
quell'om che sa sua voglia coverire,
quando gli avene cosa oltra suo grato,
non canteria nè faria gioia parere.
E però canto, donna mia valente,
ch'io so veracemente
c'assai vi graveria di mia pesanza;
però, cantando, vi mando allegranza,
che crederete di me certamente,
poi la vi mando, ch'io n'aggio abondanza.
 
II
 
Abondanza nonn-ò, ma dimostrare
vogliol'a voi, da cui mi suol venire,
ch'io non fui mai allegro né confortato
se da voi non m’avenisse, a lo ver dire;
così come candela si rischiare
prendendo foco, e dona a altrui vedere,
così divengo da voi adotrinato
CRUX ch'altro non penso né mi par vedere CRUX.
Eperò canto sì amorosamente
a ciò che sia plagente
in bona fede e con pura leanza,
ca s'eo son sofretoso d'abondanza
sarò, madonna di voi mantenente
ricco e manente di gioia e di bombanza.
 
III
 
Di bombanza e di gio’ solazare
averia plenamente meo volere,
ma un disïo mi tene occupato:
quale aver solea lo iugo cherire.
E sì co’ non son dutto ad aquistare
così è dutto madonna a mantenere,
che dentr'al core sta sì ymaginato
c'altro non penso né mi par vedere.
E so c'avete fatto drittamente
s'io non sento tormento,
sì ne sent'e’ gran gioia e allegranza:
però, quando risento la gravanza,
con tene la gioi che fue presente,
parte da pena la mia rimembranza.
 
IV
 
La rimembranza mi fa disïare
e lo disïo mi face languire
ch'ëo non sono da voi confortato,
tosto poria di bando pria venire
ca per voi l'aio, per voi penso levare:
como di Pelëo non poria guarire
quell'on che di sua lancia l'à piagato
se non lo fina poi di riferire,
così, madonna mia, similemente
mi conven brevemente
acostarme di vostra vicinanza,
ch'è la gio’ là 'nde cols’è la mia lanza:
con quella credo tosto e brevemente
vincere pena e stutar disïanza.
 
V
 
La dissïanza non si pò astutare
senza di quel che ‘nd'à lo podere
di ritenere e di darmi comiato
como la cosa si possa compiére.
Donqua meglio conven merzé chiamare
che ci proveggia e no lasci perire
lo suo servente di gioi perlungato,
ca fino amore faria dispiacere.
Ma io son certo ch’egli è benvogliente,
ch'Amor gioia li consenti
ch'egli è gioioso e di gioia con crianza;
per ch’io ispero aver con sicuranza
quello che gli adomando alegramente,
perch'egli è crïator d’inamoranza.