Repertorio: RMS 91:1
Manoscritti: Vaticano latino 3793, c. 17r (V)
Metrica: a8 b8, a8 b8; c8 d8 c8 d8 e3. Canzone di nove stanze singulars, ciascuna di nove versi, di cui l'ultimo costituito dalla parola-refrain amore, diffusa già in antecedenti occitani e francesi (per cui si veda Menichetti 1993, p. 580). La strofe è polimetrica: con fronte di ottonari e sirma invariabile di ottonari e trisillabo terminale. Questo accostamento nella sirma rappresenta un unicum, al pari dello schema rimico, sebbene somiglianze vi siano con quello impiegato in Quando veggio rinverdire e Tutor la dolze speranza. Coerentemente con l'identità ipotizzata per Giacomino, Santangelo, Dionisotti-Grayson e Arveda militano a favore dell'alternanza ottonario-novenario, di matrice giullaresca; tuttavia la maggioranza degli editori, compresa Brunetti, propende per la restituzione in ottonari regolari, proposta in primis da Casini. Il testo è attraversato da un intreccio metrico e retorico non indifferente, a partire dal legame capdenal? tra le strofi dispari ,(Ma)donna, e le strofi pari, Meo sir. Allacciamento capfinit, sebbene non rigoroso, è individuato a 16, 19, 41, 47, 53, 55. Per approfondimenti si rimanda all'edizione Brunetti.
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, I p. 392; Carducci 1907, col. 13; Torraca 1920, I, p. 40; Monti 1924, p. 146; Santangelo 1937, p. 74; Lazzeri 1942, p. 25; Guerrieri Crocetti 1947, p. 205; Vitale 1951, p. 274; Monaci-Arese 1955, p. 121; Panvini 1962-64, p. 189; Dionisotti-Grayson 1965, p. 103; Salinari 1968, p. 132; Skubikowski 1979, p. 61; Arveda 1992, p. 34; Brunetti 2008, pp. 603-614; CLPIO, 325.
Manoscritti: Vaticano latino 3793, c. 17r (V)
Metrica: a8 b8, a8 b8; c8 d8 c8 d8 e3. Canzone di nove stanze singulars, ciascuna di nove versi, di cui l'ultimo costituito dalla parola-refrain amore, diffusa già in antecedenti occitani e francesi (per cui si veda Menichetti 1993, p. 580). La strofe è polimetrica: con fronte di ottonari e sirma invariabile di ottonari e trisillabo terminale. Questo accostamento nella sirma rappresenta un unicum, al pari dello schema rimico, sebbene somiglianze vi siano con quello impiegato in Quando veggio rinverdire e Tutor la dolze speranza. Coerentemente con l'identità ipotizzata per Giacomino, Santangelo, Dionisotti-Grayson e Arveda militano a favore dell'alternanza ottonario-novenario, di matrice giullaresca; tuttavia la maggioranza degli editori, compresa Brunetti, propende per la restituzione in ottonari regolari, proposta in primis da Casini. Il testo è attraversato da un intreccio metrico e retorico non indifferente, a partire dal legame capdenal? tra le strofi dispari ,(Ma)donna, e le strofi pari, Meo sir. Allacciamento capfinit, sebbene non rigoroso, è individuato a 16, 19, 41, 47, 53, 55. Per approfondimenti si rimanda all'edizione Brunetti.
Edizioni: D'Ancona-Comparetti 1875-88, I p. 392; Carducci 1907, col. 13; Torraca 1920, I, p. 40; Monti 1924, p. 146; Santangelo 1937, p. 74; Lazzeri 1942, p. 25; Guerrieri Crocetti 1947, p. 205; Vitale 1951, p. 274; Monaci-Arese 1955, p. 121; Panvini 1962-64, p. 189; Dionisotti-Grayson 1965, p. 103; Salinari 1968, p. 132; Skubikowski 1979, p. 61; Arveda 1992, p. 34; Brunetti 2008, pp. 603-614; CLPIO, 325.