Di amore mi lamento, non so con chi
ma nessuno la può condannare;
sovente mi fa penare e soffrire,
pensare, digiunare e vegliare.
Certo mi dovrebbe consolare
la dolce cosa di cui io sono,
e se mai conobbi il suo franco cuore,
deciderà di aiutarmi.
La mia dama mi ha tolto il mio cuore,
così mi ha lasciato tutto sbigottito.
Quella l'avesse a sè trattenuto,
non avrei in tutto fallito.
Pianto e sospiro mi hanno assalito.
Quelli che solevano essere i miei compagni
sono diventati miei nemici:
sono i miei occhi che mi hanno tradito.
Aimé lasso! io non dico bene,
io non devo biasimare giustamente,
i miei occhi non mi hanno fatto niente:
poichè non si può dagli occhi amare.
Ma del mio cuore mi devo lamentare,
che si è messo negli altrui lacci:
quello non lo ritengo per mio,
che si dà pena di addolorarmi.
La mia dama ha verdi, ridenti e chiari
gli occhi, la bocca e il viso.
Così non posso saziare i miei occhi
di guardarla, anzi languisco.
Se amore mi ha così legato e preso,
che io non ne posso privare il mio cuore.
Quello che mi doveva ricompensare
di un dolce sguardo e di un chiaro sorriso.