Revisione di Edizione diplomatico-interpretativa del Ven, 28/05/2021 - 17:17

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I
Assai mera posato. dino(n)uoler chantare. credendo ricielare. labenena(n)za
elamoroso stato. p(er) non(n)a dimostrare. laoue sono tuto dato. nonmi fo
sse furato. dalchuno maluasgio p(er)lomio parllare. ORma sipreso amo
re. chemifa disuelgliare. lodolze membrare. chaio delosapore. faro
chanzone difina rinmembranza. poi chio sono tuto nelasua posanza.
Assai mʹera posato
di non voler chantare,
credendo ricielare
la benenanza e lʹamoroso stato,
per nonn-adimostrare
là ove sono tuto dato,
non mi fosse furato
dalchuno malvasgio per lo mio parllare.
Or mʹa si preso amore,
che mi fa disvegliare
lo dolze membrare
chʹaio de lo sapore:
farò chanzone di fina rinmembranza,
poi ch’io sono tuto ne la sua posanza.
II
Amore maue jmpodere. distretto jmsua ballia. alasua sengnoria. piu chaltra
mempiaciere. noncredea pare auere. neche damore piusia. fosse chio nauia.
jnmio podere. Mapoi p(er)seuerando. maffatto conosciente. chio locredea neiente.
apo chio trouo amando. loprimo elmezo fue neiente adire. apo lafine tante lo
gradire.
Amore mʹave jm podere,
distretto jm sua ballia
a la sua sengnoria:
più ch’altra mʹè ʹm piacere.
Non credea pare avere
né che d’amore più sia.
Fosse ch’io n’avia
jn mio podere.
Ma poi, per severando,
m’a ffatto conosciente
ch’io lo credea neiente
apo ch’io trovo amando;
lo primo e ʹl mezo fue neiente a dire
apo la fine, tantʹè lo gradire.
III
Amore sedio ualesse. quanto ualere uoria. otuta fosse mia. latera quanta sene
posedesse. neiente miparia. si dallui nolauesse. op(er)lui latenesse. tanto mipare
gioiosa gentilia. Calprimo quando amai difolle amore miprese. orsono damo
re cortese. piu chio. non coninzai. edamo lamia don(n)a jnueritate. almonddo sa
gia eferma jndietate.
Amore sed io valesse
quanto valere voria
o tuta fosse mia
la tera, quanta se ne posedesse,
neiente mi paria,
sʹiʹ da˙ llui no l’avesse
o per lui la tenesse,
tanto mi pare gioiosa gentilia.
Ch’al primo quando amai di folle amore mi prese;
or sono d’amore cortese      
più ch’io
non coninzai,
ed amo la mia donna jn veritate
al monddo sagia e ferma jn dietate.
IV
Quatro sono laulimenta. congni animale mantene. edinuita litene. onde cia
schuno p(er)se uisacontenta. latalpa jnterra abene. aleche jnagua abenta. cha
lameone diuenta. la salamandra jmfoco simantene. Edio sono animale dicio
vita nomprendo. ma purdamore seruendo crescie mio bene esale. chamore
elamia donna elcore mio. sono una cosa ean(n)o uno disio.
Quatro sono l’aulimenta
c’ongni animale mantene
ed in vita li tene,
onde ciaschuno per sé vi s’acontenta:
la talpa jn terra a bene
àlache jn agua abenta,
chalameone di venta,
la salamadra jm foco si mantene.
Ed io sono animale dicio vita nom prendo,
ma pur d’amore servendo crescie mio bene e sale:
ch’amore e la mia donna e ʹl core mio
sono una cosa e anno uno disio.
V
Mja chanzone dubidenza. edigrande giechimento. va laove ilpiacimento
presgio edaunore tuto uisagienza. ediui elcompimento dituta laualenza. sen
za nesuna jntenza. laoue lamia donna fa dimoramento. Dille chemi p(er)doni sa
gio fallato jndire. chio nomposso courire. chio dillei noragioni. chamore e
dessa maffatto credente. che piu gioia cheilloro nomsia neinete.
Mja chanzone dʹubidenza
e di grande giechimento,
vaʹ la ove i piacimento: presgio ed aunore tuto vi sʹagienza,
ed ivi è ʹl compimento di tuta la valenza
senza nesuna jntenza;
là ov’è la mia donna fa dimoramento:
dille che mi perdoni s’agio fallato jndire,
ch’io nom posso covrire
ch’io di llei no ragioni:
ch’amore ed essa m’a ffatto credente
che più gioia che illoro nom sia neiente.