

I | I |
U No piagiente sguardo. coralemente maferuto. ondeo damore sentomi imfiamato. edestato unodardo. pungiente esifortte aguto. chemipa ssao locore emantamato. Or sono intale mene. edico ailasso mene. come faragio sedamadonna mia aiuto non(n)agio. |
Uno piagiente sguardo coralemente m'à feruto, ond'eo d'Amore sentomi infiamato, ed è stato uno dardo pungiente e sì fortte aguto che mi passao lo core e m'à 'ntamato. Or sono in tale mene e dico: «Ai lasso mene, come faragio se da madonna mia aiuto nonn-agio?» |
II | II |
G lochi mei cimcolparo. cheuolsero riguardare. ondio noricieputo male atortto. quandelgli sauisara. colgliochi colglio chi suo micidare. equellgli ochi manno con quiso emortto. Laboca eli denti. eligiesti piagienti. manno conquiso. etute laltre belleze delo bello uiso. |
Gl'ochi mei c'imcolparo, che volsero riguardare, ond'io n'ò ricieputo male a tortto, quand'elgli s'avisara colgli ochi colgli ochi suo'micidare e quellgli ochi m'ànno conquiso e mortto; la boca e li denti, e li giesti piagenti m'ànno conquiso e tute l'altre belleze delo bello viso. |
III | III |
T Raditeacie uentura. p(er) chemici amenasti. caio non(n)era ausato aesta partu ta. uolssi partire alora. etu mi asi churasti. ondeo neri ciepetti una mortale fe ruta. Edio nonauea miso mente. alouiso piagiente. epoi guardai. inquello punto edio minamorai. |
Traditeacie ventura perché mi ci amenasti, ca io nonn-era ausato a esta partuta? Volssi partire alora e tu mi asichurasti, ond'eo ne riciepetti una mortale feruta: ed io non avea miso mente a lo viso piagiente, e poi guardai in quello punto ed io m'inamorai. |
IV | IV |
D iquella inamoranza. imenesento tal dolglia. chenulla medicina nonmi uale. ancora tengno speranza. chesele muti la uolglia. aquella chema fatto tanto male. Ancora magia ascondotto. ediragio altro motto. chenonuora disdire. po chella uedera lomeo seruire. |
Di quella inamoranza i' me ne sento tal dolglia, che nulla medicina non mi vale, ancora tengno speranza che se le muti la volglia a quella che m'à fatto tanto male: ancora m'agia ascondotto, e' diragio altro motto, che non vorà disdire, po' ch'ella vederà lo meo servire. |
V | V |
L asso chio sono incapato. uegiomi strana contrata. esono lontano dalimiei pa esi. amore ma impelagato. furtuna me churuciata. dapoi chen questi tor menti mimisi. E io nomso lauia oue migire. conuenemi sofrire. este grampene. cap(er)durare male alomo bene. |
Lasso, ch'io sono incapato, vegiom'i'strana contrata e sono lontano da li miei paesi: amore m'à impelagato, fortuna m'è chruciata, da poi che 'n questi tormenti mi misi. E io nom so la via ove mi gire: convenemi sofrire este gram pene, ca per durare male à l'omo bene. |
VI | VI |
S edelosuo parlare. non mifosse tanto fera. diciesse alchuna cosa almeo pare re. solo p(er) comfortare. incio chemidispera. chio mipungnasse purdibene ser uire. Cassio fosse oltre mare. conueriami tornare. esta contrata. bene faria contro aumiliata. |
Se de lo suo parlare non mi fosse tanto fera, diciesse alchuna cosa, al meo parere, solo per comfortare in ciò che mi dispera, ch'io mi pungnasse pur di bene servire; ca, ·ss'io fosse oltremare, converiami tornare e'sta contrata bene faria contro aumiliata. |
VII | VII |
C anzonetta piagiente. poi camore loco manda. nontardare euan(n)e ala piufina. saluta laue nente. edille cauoi mimanda. uno uostro fino amante dimesina. Manda ui esto cantare. cheuidegia membrare. delsuo amore. mentre cheuiue euostro seruidore. |
Canzonetta piagiente, poi ch'Amore lo comanda, non tardare e vanne a la più fina; saluta l'avenente e dille ch' «A voi mi manda uno vostro fino amante di Mesina: mandavi esto cantare, che vi degia membrare del suo amore; mentre che vive è vostro servidore». |