I | I |
[A]llegrame(n)te canto. certo e dagra(n) ragione. comamadore cagioia a suo uolere mano(n) chio gia p(er)tanto dimostri lacagione. della mia gioia checio saria falli re Maio faro parere. chio sia me no gioioso. camia gioia no(n)aue ne. como sensa temere no(m)pare che sia temoroso. camare senza temere no(n)si conuene. |
[A]llegramente canto, certo ed a gran ragione, com’amadore ch’à gioia a suo volere; ma non ch’io già per tanto dimostri la cagione della mia gioia, che ciò saria fallire. Ma io farò parere ch’a mia gioia non avene, ch’omo sensa temere no’m pare che sia temoroso: ch’amare senza temere non si convene. |
I | II |
[E] sela mia temenza. nascie dibene amare. du(n)qua degio cantare piu namorato. esifaro mai senza. va no dismisurare. p(er)chela do(n)na mia nes(er)ua agrado. comomo dissmizu rato. no(n)po gra(n) gioia aquistare che duri lungiame(n)te. maquale edalau dare. quello che sa guardare losuo aquistato misuratame(n)te. |
[E] se la mia temenza nascie di bene amare, dunqua degio cantare più’namorato; e sì farò mai senza vano dismisurare, perché la donna mia ne serva a grado, com’omo dissmizurato non pò gran gioia acquistare che duri lungamente: ma quale è da laudare? Quello che sa guardare lo suo aquistato misuratamente. |
III | III |
[P]ero bella temendo. vilaudo jmio
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[P]erò, bella, temendo, vi laudo j’mio cantare, che certo credo che poco saria ciò ch’io di bene dicendo potesse voi avanzare: vostro gran pregio n’avanza ed invia. E io che fare poria? Gire per lunga parte, laudare vostro valore; così tengno saria vostro pregio per arte, come l’amore per lo scoridore. |