Chanson à refrain di 5 stanze con invio, composta da coblas ternas e doblas di 10 versi ciascuna, suddivisione strofica piuttosto diffusa nelle canzoni di cinque stanze (cfr. Dragonetti p. 447). Una rima b eccedente funge da transizione tra pedes a rima incatenata e cauda a rima baciata. Lo schema rimico si completa con una quinta rima estramp - per cui cfr. Leys d'Amors, p. 98 - del réfrain.
L'invio riprende lo schema rimico degli ultimi quattro versi delle coblas doblas, ma con il primo verso presenta 8 sillabe. L'irregolarità è probabilmente dovuta a qualche forma di corruzione del testo in quella sede, che presenta anche problemi interpretativi; è utile ricordare, d'altra parte, che l'invio è un elemento del testo particolarmente suscettibile di interpolazioni o aggiunte posticce.
Lo schema rimico è unico nel corpus trovierico; va comunque segnalato che, escludendo la rima fissa del refrain, la base dello schema (ababbbccdd, MW 1079) è attestata invece in ben 57 liriche, la netta maggioranza delle quali (40 ca.) vi abbinano strofi totalmente o in gran parte formate da decasillabi; tra le restanti formule a base ottosillabica o eptasillabica, uno schema sillabico coincidente con quello della presente liricaricorre in un canto anonimo (MW 1856). Molti dei componimenti in cui viene impiegato lo schema rimico sono jeux-partis; tra gli autori che lo utilizzano, figurano Jehan Bretel, Thibaut de Champagne, Colart le Bouteillier, Thierri de Soissons, Perrin d'Angecourt, Adam de la Halle, Carasau, Jehan de Renti, Oede la Courroerie, Raoul de Soissons, Chastelain de Coucy e Hue de la Ferté.
La strofe I si apre con la tradizionale enunciazione del 'movente' del canto, caposaldo della retorica esordiale, che affonda le sue origini nell'arte oratoria antica, dove prendeva il nome di propositio. Si è notato come jonece, con amours una delle parole-chiave del lessico della lirica cortese, sia un termine peculiare dei trovieri del circolo di Arras. Nonostante l'Artois sia la reegione francese che ospita il gruppo di poeti più nutrito, la preponderanza delle occorrenze di jolivetés in opere artesiane non è un dato meramente statistico, quanto, piuttosto, la conferma che nel Puy d'Arras, il canto cortese riceva una sua particolare declinazione, dovuta alla progressiva selezione di certi termini e modi, alla preferenza per certe costruzioni sintattiche rispetto ad altre. La soggettività creativa del poeta è dunque fortemente modellata sugli usi e gli automatismi linguistici dell'ambiente in cui quotidianamente si trova immerso,
Un verso breve chiude metricamente la fronte, ma apre il tema sviluppato nella cauda, ossia la preghiera vera e propria alla dama. Il refrain costituisce lo scioglimento ritmico ed emotivo della strofe, in cui si concentra il motivo portante della canzone: il rifiuto della recreantise d'amore.
Nella seconda strofe, come nelle successive, il troviero è meno vincolato dai formalismi imposti propri dell'esordio; può dunque sfruttare con più efficacia gli effetti derivanti dalla sovrapposizione e l'intersezione tra la naturale prosodia del discorso ed il ritmo scandito dallo schema metrico. I nodi semantici sono dislocati all'interno degli eptasillabi, mentre i pentasillabi ospitano frammenti di frasi subordinate che fanno loro da corollario: la lode della dama è tutta racchiusa infatti nel primo verso; la frase plus que jou ne di (v. 12) non è che accessoria al discorso; il poeta richiama poi il motivo della pietà della dama, cui riallaccia un'altra topica tradizionale, quello degli occhi personificati, che si dispiega poi subito dopo, nella sequenza dei tre versi brevi, con un andamento discorsivo frammentato che procede per enjambement. Il poeta prosegue insistendo sul tema del desiderio pertinace verso l'amata, delle cui grazie, per definizione, non gli è dato di godere e che permane, al contempo, intrappolato dall'amore nella paradossale situazione di non poter ricusare l'amore stesso.
Come di consueto, i motivi panegirici richiamano il tema dei losengiers, come una sorta di contrappunto. Nella strofe IV continua l'invettiva rivolta ai maligni avversari sotto forma di apostrofe, seguita ancora dalla dichiarazione di orgogliosa fedeltà all'amore per la dama.
Come molte canzoni cortesi, il componimento termina con l'invio, in cui viene ripreso lo schema rimico e metrico degli ultimi quattro versi dell'ultima strofe, eccetto il v. 51, ottosillabo (vd. supra). In questo caso l'envoi è congegnato in modo tale che l'ultimo verso, corrispondente all'ultima occorrenza del refrain, costituisca il cuore della raccomandazione stessa.