Macciocca 2008

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I

Amando con fin core e con speranza,
di grande gio' fidanza 
donòmi Amor più ch'eo no meritai,
che m'inalzao coralmente d'amanza
da la cui rimembranza
lo meo coraggio non diparto mai;
e' non poria partire
per tutto 'l meo volere,
sì m'èste sua figura al core impressa,
ancor mi sia partente
da lei corporalmente
la morte amara, crudele e ingressa.

II

La morte m'èste amara, che l'amore
mutòmi in amarore,
crudele che punio senza pensare
la sullimata stella de l'albore
senza colpa a tuttore,
per cui servire mi credea salvare;
ingressa m'è la morte
per afretosa sorte,
non aspettando fine naturale
di quella in cui natura
mise tutta misura,
for che termin di morte corporale.

III

Per tale termin mi compiango e doglio,
perdo gioia e mi svoglio,
quando süa contezza mi rimembra
di quella ch'io amai e servir soglio:
di ciò viver non voglio,
ma dipartire l'alma da le membra;
e faria ciò ch'eo dico
se no ch'a lo nemico,
che m'à tolta madonna, plageria,
cioè la morte fera,
che non guarda cui fera:
per lei podire aucire io moriria.

IV

No lo posso aucire né vengiamento 
prendere al meo talento
più che darmi conforto e buona voglia,
ed ancor no mi sia a piacimento
nessun confortamento,
tanto conforto ch'io vivo in doglia:
donqua vivendo eo
vegio del danno meo
servendo Amor, cui la morte fa guerra,
e a lui serviraggio
mentre ch'eo viveraggio: 
in suo domin remembranza mi serra.

V

Rimembranza mi serra in suo domino,
und'e' ver' lui m'inchino
merzé chiamando a Amore che mi vaglia.
Vagliami Amore per cui non rifino
ma senza speme affino,
ch'a lui servendo gio' m'è la travaglia.
Donimi alcuna spene,
ma di cui mi sovene
non voi' che men per morte mi sovegna,
di quella in cui son mise
tutte bellezz'e assise,
senza le quale Amore in me non regna.