Carte Ms. CANZONIERE V: 67r
Manoscritti: Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Vat. lat. 3793
Edizioni: Poeti del Duecento, a cura di Gianfranco Contini, Milano-Napoli, Ricciardi, 1960, voll. 2; Chiaro Davanzati, Rime. Edizione critica con commento e glossario a cura di Aldo Menichetti, Bologna, Commissione per i testi di lingua, 1965 (Collezione di opere inedite o rare, 126); Concordanze della Lingua Poetica Italiana delle Origini (CLPIO), vol. I, a cura di d'Arco Silvio Avalle, Milano-Napoli, Ricciardi, 1992; A. Solimena, Repertorio metrico dei siculo-toscani, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani, 2000; G. Gorni, Repertorio metrico della canzone italiana dalle origini al Cinquecento, Firenze, Cesati, 2008.
Quand'è contrado il tempo e la stagione
ed omo ha pena contro a suo volere,
co lo pensere – adoppia suo tormento;
ché 'l mal sofrire è 'l dritto paragone
a que' ch'è sag<g>io: quando <ha> lo spiacere, 5
met<t>er piacere – inanzi a <'n>tendimento,
e bon talento – aver, ché tempo vene
che torna in bene – lo gravoso affanno,
e menda danno, – se conforto tene,
chi bona spene – non mette in inganno. 10
Ordunque, sag<g>io di savere ornato
in cui pregio ed onore era e valenza,
la soferenza – gentil cor nodrisce;
mette 'n obrïa ciò dov'ha affannato,
in bona spene mette il core e penza 15
che grave intenza – non dura e rincresce.
E ben sor<t>isce
chi nel male conforta la sua vita:
ch'i' ho in udita
che 'l pulicano sucita di morte, 20
e no gli è forte:
così la pena pò venir gioita,
chi nonn-i<n>vita – pensiero oltre grato.
Ben ho savere al sag<g>io rimembrare
ch'Adammo de lo 'nferno si partio 25
e soferio
la pena ch'amendò lo suo fallire
(non dico certo in voi fosse fallare,
ma sanza colpa giudicò sì Dio);
e tenne in fio 30
dal suo Segnor la mort' e <i> fu disire;
mostrò che lo sofrire
dovesse fare ogn'omo, in suo dolore;
e questo è lo valore,
ch'al mondo nonn-è pena sì cocente 35
che non torni piagente,
chi 'n buona spene mette lo suo core.
QVande contrado iltempo elastasgione. edomo apena contro asuo uolere. colo pemsere. adoppia suo tormento. chelmale sofrire eldritto paragone. aqueche sagio quamdo lospiacere. metere piaciere. jnanzi aten dimento. Ebono talento. auere chetemppo uene. chetorna jmbene. lograuoso affanno. emeno da danno. seco mfortto tene. chi bona spene. no(n)mette jninganno. |
ORdumque sagio disauere ornato. jnchui presgio edonore era eualenza. lasofere nza. gientile core nodriscie. mette nobria cio doua affannato. jmbona spene me tte ilcore epemza. chegraue jntenza. nondura erincrescie. Ebene soriscie. chi nel male comfortta lasua uita. chio jnudita. chelpuli chano sucita dimortte. enol glie fortte. cosi lapena pouenire gioita. chinonniuita. pemsiero oltre grato. |
BEno sauere alsagio rimembrare. chadam(m)o delomferno sipartio. esoferio. lapena chamendo losuo colppa giudicosi dio. eten(n)e jmfio. dalsuo sengnore lamortte fudisire. Mostro che losofrire. douesse fare ongnomo jmsuo dolore. equesto eloualore. chalmondo non ne pena sicociente. chenontorni piagiente. chimbuona spene mette losuo core. |
I |
QVande contrado iltempo elastasgione. edomo apena contro asuo uolere. colo pemsere. adoppia suo tormento. chelmale sofrire eldritto paragone. aqueche sagio quamdo lospiacere. metere piaciere. jnanzi aten dimento. Ebono talento. auere chetemppo uene. chetorna jmbene. lograuoso affanno. emeno da danno. seco mfortto tene. chi bona spene. no(n)mette jninganno. |
Quandʹè contrado il tempo e la stasgione ed omo a pena contro a suo volere, co lo pemsere adoppia suo tormento; ché ʹl male sofrire è ʹl dritto paragone a queʹ chʹè sagio: quamdo lo spiacere, metere piaciere jnanzi a tendimento, e bono talento avere, che temppo vene che torna jm bene lo gravoso affanno, e meno da danno, se comfortto tene, chi bona spene non mette jn inganno. |
II |
ORdumque sagio disauere ornato. jnchui presgio edonore era eualenza. lasofere nza. gientile core nodriscie. mette nobria cio doua affannato. jmbona spene me tte ilcore epemza. chegraue jntenza. nondura erincrescie. Ebene soriscie. chi nel male comfortta lasua uita. chio jnudita. chelpuli chano sucita dimortte. enol glie fortte. cosi lapena pouenire gioita. chinonniuita. pemsiero oltre grato. |
Ordumque, sagio di savere ornato jn chui presgio ed onore era e valenza, la soferanza gientile core nodriscie; mette ʹn obrïa ciò dovʹa affannato, jm bona spene mette il core e pemza che grave jntenza non dura e rincrescie. E bene soriscie chi nel male comfortata la sua vita: chʹiʹ o jn udita che ʹl pulichano sucita di mortte, e no lgli è fortte: così la pena pò venire gioita, chi nonn-i vita pemsiero oltre grato. |
III |
BEno sauere alsagio rimembrare. chadam(m)o delomferno sipartio. esoferio. lapena chamendo losuo colppa giudicosi dio. eten(n)e jmfio. dalsuo sengnore lamortte fudisire. Mostro che losofrire. douesse fare ongnomo jmsuo dolore. equesto eloualore. chalmondo non ne pena sicociente. chenontorni piagiente. chimbuona spene mette losuo core. |
Ben o savere al sagio rimembrare chʹAdammo de lo ʹmferno si partio e soferio la pena chʹamendò lo suo fallire (non dico certto jm voi fosse fallare, ma sanza colpa giudicò sì Dio); e tenne jm fio dal suo Sengnore la mortte fu disire; mostrò che lo sofrire dovesse fare ongnʹomo, jm suo dolore; e questo è lo valore, chʹal mondo nonn-è pena sì cociente che non torni piagiente, chi ʹm buona spene mette lo suo core. |
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