I
Di sì fina ragione
mi convene trovare
distrettament'e sì cheto e celato,
perché l'openïone
de li falsi acertare
non si possa, né saver di mio stato.
Però sono in eranza,
che madonna dottare
mi fa sol di pensare
ch'aggia tanta abondanza
che sanamente eo' nde possa cantare.
II
Dunque, se la stagione
d'avrile disïare
mi face più che 'l tempo trapassato,
serò in condizione,
tanto porà gravare
lo mio disïo ch'è disconfortato.
È ben strana pietanza
vedere adimorare,
a la stagion ch'a 'mare
mostra più sua posanza,
due benvolenti per un maltratare.
III
Però de la dimora
doglio più fortemente
e non so ch'io giamai mi possa dire,
che se bona ventura
non ò più brevemente,
la mia vita val peggio che morire.
E ben vive morendo
quelli che finemente
ama donna valente
poi li vene in fallendo
di giorno in giorno di suo convevente.
IV
Oramai m'asicura
la saggia e canoscenti
ch'ella non falli per lo suo volire,
per che dessaventura
mand'a li sconosente
ca per lor falta fanno al mio fallire;
ed io in gioco e ridendo
canto amorosamente
per quella falsa gente
che mi vanno incherendo
la gioia ond'io son fino benvolente.
V
Dunqua, s'io so' a piacere,
àgiande grato Amore
e madonna, che sol'à inamoranza,
che ne poria avenire
ca io tanto dolzore
sentisse per una sola speranza:
perché s'inamorata
mente mi ritenesse,
e sol ch'io la gioia avesse,
già non saria giornata
che lo meo cor gran gioia non sentisse.
[c.15r-v] |
Mess(er) Rugieri damici |
D isi fina rasione. mi conuiene trouuare |
Donqua se lastasione daurile disia(r)e |
Pero deladimora doglo piu fortem(en)te: eno(n) so kio giamai bene ui |
|
Eben uiue morendo quello ke finamente ama don(n)a ualente. poi |
Oramai ma sigura la sagia ekanoscenti: kella no(n) falli p(er) losuo ua |
Donqua si fo apiace(re) agiande grato amore emadon(n)a ke sola inna |
Mess(er) Rugieri damici | |
I | |
D isi fina rasione. mi conuiene trouuare disrettamente si keto e celato. per ke lopinione de falsi aciertare si possa ne sauere dimio stato. pero sono inerrança: ke madon(n)a doctare. mi fa sol dipensare: kaggia ta(n) tabondança: ke sanam(en)te eo ne possa ca(n) tare. |
Di sì fina rasione mi conviene trovuare disrectamente sì keto e celato, perkè l’ opinione de falsi aciertare si possa nè savere di mio stato. Però sono in errança: ke madonna doctare, mi fa sol di pensare, k’ aggia tanta ’bondança ke sanamente eo ne possa cantare. |
II | |
Donqua se lastasione daurile disia(r)e mi face piu kel tempo trapassato. sero incondizione tanto potea gra uare. lo meo disio ke disconfortato. Bene strania pietança uedere adimorare. alastasione camare mo stra piu sua possança. piu benuoglenti p(er) un mal tractare. |
Donqua, se la stasione d’ avrile disiare mi face più ke ’l tempo trapassato, serò in conditione, tanto potea grauare, lo meo disio k’ è disconfortato. Bene strania pietança vedere adimorare, a la stasione c’ a ’mare mostra più sua possança, più benvoglenti per un mal tractare. |
III | |
Pero deladimora doglo piu fortem(en)te: eno(n) so kio giamai bene ui sia dire. kese bonauentura. no no piu breuemente: lamia uita uara pegio ke morire. Eben uiue morendo quello ke finamente ama don(n)a ualente. poi liueninfallendo di giorno ingiorno di suo suenenti. |
Però de la dimora doglo più fortemente e non so k’ io giamai bene vi sia dire, ke se bona ventura non ò più brevemente, la mia vita varà pegio ke morire. E ben vive morendo quello ke finamente ama donna valente poi li ven in fallendo di giorno in giorno di suo svenenti. |
IV | |
Oramai ma sigura la sagia ekanoscenti: kella no(n) falli p(er) losuo ua lore. perke disauentura manda discaunoscenti: ke p(er) lor fallita fanno ame fallire. Edio in gioco eridendo canto amorosamente:p(er) quella falsa ge(n)te ke mi uanno inkirendo lagioi undeo son fino beneuollente. |
Oramai ma ’sigura la sagia e kanoscenti k’ ella non falli per lo suo valore, perkè disaventura manda di scaunoscenti, ke per lor fallita fanno a me fallire; ed io in gioco e ridendo canto amorosamente per quella falsa gente ke mi vanno inkirendo la gioi und’ eo son fino benevollente. |
V | |
Donqua si fo apiace(re) agiande grato amore emadon(n)a ke sola inna morança. kerite poria auenire kagio tanto dolçore sentisse p(er) una sola spera(n)ça. pe ke sinamoratamente mi ritenesse? esol keo lasso auesse gia no(n) saria giornata: ke lo meo core gran gio no(n) sentisse. |
Donqua, s’ i so’ a piacere, àgiande grato Amore e madonna, ke sol’ à innamorança ke ri te poria avenire k’ agio tanto dolçore sentisse per una sola sperança: Pe kè s’ inamorata mente mi ritenesse, e sol k’ eo lasso avesse, già non saria giornata ke lo meo core gran gio non sentisse. |
[c. 15r-v]
.xluj. Mess(er) iacopo mostacci. D isi fina rasgione. mi conuene trouare. distretta mente sichesia cielato. p(er) che lopenione. delifalssi aciertare. nomsi possa sauere nedimio stato. E pero sono ineranza. chemadon(n)a dottare. mifa solo dipensare. cagia tanta abondanza. chesola mente eonde possa cantare. |
D unque sela stagione. daurile piu disiare. mifa cheltemppo trapassato. sera acon dizione. tanto pora grauare. lomio disio chediscomfortato. Ebene strana pie tanza. uedere adimorare. alastasgione camare. mostrano piu sua posanza. due bene uolenti p(er) uno male tratare. |
P ero deladimora. dolglio piu forte mente. enomso chio giamai mipossa dire chese perauentura. nonmamo piu breue mente. lamia uita uara pegio che morire. Benuene morendo. quelli chefine mente. ama don(n)a ualente. poi liuene in follendo. dingiorno jngiorno disuo conuenente. |
OR mai masichura. lassa ep(er) ciepente. chella nomfalli p(er) losuo uolire. p(er) che dessa uentura. mandili sconosente. cap(er)loro falta fanno almio affalire. Edio gioco eri dendo. canto amorosa mente. p(er) che laria giente. chemiuan(n)o incherendo. lagio ia ondio sono fine bene uolente. |
D unqua sio fo apiaciere. agrande grato amore. amadon(n)a chesola jnamoranza. chene poria auenire. caio tanto dolzore. sentisse p(er) una sola speranza. p(er) che si namo rata mente miritenesse. esolo chio lagioia auesse. gianonsaria gior nata. chelo meo core grangioia nonsentisse. |
.xluj Mess(er) iacopo mostacci |
|
|
I |
D isi fina rasgione. mi conuene trouare . disretta mente sichesia cielato. p(er)che |
Di sì fina rasgione |
|
II |
D unque sela stagione . daurile piu disiare. mifa cheltemppo trapassato. sera acon |
Dunque, se la stagione |
|
III |
P ero deladimora. dolglio piu forte mente. enomso chio giamai mipossa dire |
Però de la dimora |
|
IV |
OR mai masichura. lassa ep(er) ciepente. chella nomfalli p(er) losuo uolire. p(er) che dessa |
Ormai m’ asichura |
|
V |
D unqua sio fo apiacere. agrande grato amore. amadon(n)a chesola jnamoranza. |
Dunqua, s’ io so’ a piacere |
|
|
[c.12v - 13r]