BEdT 213,005
Testimoni: Guillem de Cabestaing : A 84 (235) - B 53 - C 212 - D 103 (357) - E 144 - F 33 (117) - H 21 (66) - I 105bis - K 89 - L 102 - R 96 (803) - S 227 (147) - T 258 - U 130 - V 98 (rubrica attribuitiva tarda, ma in gruppo; testo acefalo) - VeAg 19r + 20r - a2 275 (21) - b1 6 - b3 52 (032) - e 124 - kappa 62 - incipit cit. nella razo 213.B.C (due volte nella redazione di R) - str.1, v.1-15, cit. nella razo 213.B.D - incipit cit. Ripoll 7 - incipit (v.1-4) cit. Ripoll 106 - Çirardus Q 111 (290) - anon Q 6 (14) - in VeAg una cobla è staccata dal corpo della canzone, ma segue immediatamente.
Metrica: a4' b6 a4' b6 a4' b6 a4' b6 c6 c6 c6 d6' d6' c6 c6 (Långfors 1924, 5, p.13). Canzone di 6 coblas di 15 versi seguite da 2 tornadas rispettivamente di 5 e 3 versi.
Edizioni: Raynouard, Choix, 3, p.113; Rochegude, Parnasse, p.39; Hüffer 1869, 5, p.42; Bartsch - Koschwitz 1904, c.79; Långfors 1924, 5, p.13; Crescini 1926, 27, p.226 (sul solo °A); Cots1985-86, 5, p.278.
I.
Il dolce pensiero
che Amore mi dona spesso,
donna mi fa dire
di voi molti versi piacevoli.
Pensando osservo
il vostro corpo ben fatto,
che amo e desidero
ma che non do a vedere.
E se tutto mi diffamo
per voi, mai lo rinnego,
che sempre vado supplicando
per una fine benevolenza.
Donna in cui la bellezza risplende,
molte volte dimentico di me,
perchè lodo e prego voi.
II.
Tutti i giorni mi affligga
l'amore che quella mi vieta
se mai il cuore rivolgo
verso altri desideri.
Tutte le risate mi hai preso
e mi hai donato preoccupazione:
più grave sofferenza
di me nessun uomo ha provato;
perchè voi che io più desidero
delle altre che stanno al mondo,
contrasto e rinnego
e disamo in apparenza:
tutto quello che faccio per timore
dovete in buona fede
accettare, anche quando non vedo.
III.
Nella memoria
tengo il volto e il dolce sorriso,
il grande valore
del gentil corpo bianco e liscio;
se io per fede
fossi verso Dio tanto fedele,
vivo senza dubbio
entrerei nel paradiso;
perchè mi sono, senza tanti pensieri,
donato a voi di cuore
che altra gioia non mi provoca:
che con nessuna che porta velo
io prenderei per ricompensa
di giacere o essere suo druido,
per la vostra salute.
IV.
Tutto il giorno mi compiace
il desiderio e mi è gradito
l'atteggiamento
di voi di cui sono devoto.
Ben mi pare che mi vinca
il vostro amore, che prima che io vi vidi
fu mia intenzione
che io vi amassi e servissi;
così sono rimasto
qua, senza nessun aiuto
da voi, e ne ho perduti
molti doni: chi li vuole li prenda!
Che mi piace di più aspettare,
senza nessun accordo saputo,
voi da cui mi è venuta gioia.
V.
Prima che il dolore
si imprima sul cuore,
scenda pietà
in voi, signora e Amore:
la gioia mi restituisca a voi
e lasci sospiri e pianti,
non mi difenda
il lignaggio né la nobiltà,
che tutto il bene mi è obliato
se non mi vale pietà da voi.
Ahimè, bella dolce cosa,
sarebbe stata molta cortesia
se la prima volta avessi chiesto
di amarmi, o per niente,
che ora non so com'è.
VI.
Non disputo troppo
contro i vostri valori;
pietà non vi prende
tale che a voi è onore.
Mai Dio mi consideri
tra i suoi supplicanti
se io voglio la rendita
dei quattro re migliori
che per voi non mi valgono
pietà e buona fede;
dunque non posso affatto separarmi
da voi, in cui è messo
il mio amore, e se fosse presa
baciando, e vi piacesse,
non me ne vorrei sciogliere mai.
VII.
Mai cosa che a voi piaccia,
gentile signora cortese,
non mi stette tanto difesa
che io mai lo faccio
che altro mi sovviene.
VIII.
Raimon, la bellezza
e il bene che sono nella mia signora
mi hanno lasciato qua e imprigionato.