I
Amando con fin core e con speranza,
di grande gio' fidanza
donòmi Amor più ch'eo no meritai,
che m'inalzao coralmente d'amanza
da la cui rimembranza
lo meo coraggio non diparto mai;
e' non poria partire
per tutto 'l meo volere,
sì m'èste sua figura al core impressa,
ancor mi sia partente
da lei corporalmente
la morte amara, crudele e ingressa.
II
La morte m'èste amara, che l'amore
mutòmi in amarore,
crudele che punio senza pensare
la sullimata stella de l'albore
senza colpa a tuttore,
per cui servire mi credea salvare;
ingressa m'è la morte
per afretosa sorte,
non aspettando fine naturale
di quella in cui natura
mise tutta misura,
for che termin di morte corporale.
III
Per tale termin mi compiango e doglio,
perdo gioia e mi svoglio,
quando süa contezza mi rimembra
di quella ch'io amai e servir soglio:
di ciò viver non voglio,
ma dipartire l'alma da le membra;
e faria ciò ch'eo dico
se no ch'a lo nemico,
che m'à tolta madonna, plageria,
cioè la morte fera,
che non guarda cui fera:
per lei podire aucire io moriria.
IV
No lo posso aucire né vengiamento
prendere al meo talento
più che darmi conforto e buona voglia,
ed ancor no mi sia a piacimento
nessun confortamento,
tanto conforto ch'io vivo in doglia:
donqua vivendo eo
vegio del danno meo
servendo Amor, cui la morte fa guerra,
e a lui serviraggio
mentre ch'eo viveraggio:
in suo domin remembranza mi serra.
V
Rimembranza mi serra in suo domino,
und'e' ver' lui m'inchino
merzé chiamando a Amore che mi vaglia.
Vagliami Amore per cui non rifino
ma senza speme affino,
ch'a lui servendo gio' m'è la travaglia.
Donimi alcuna spene,
ma di cui mi sovene
non voi' che men per morte mi sovegna,
di quella in cui son mise
tutte bellezz'e assise,
senza le quale Amore in me non regna.
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Mess piero daleuigne A Mando confin core econsperança di gran gio fidança: donomi amore piu keo no meritai. ke manalçato coralmente dama(n)ça. dalacui rimenbrança lo meo coragio non diparto mai. Eno(n) poria partire p(er) tuctol meo uolere. sime sua figura alcor i(m)p(re)ssa. Ancor misia parte(n)te. dalei corpo ralm(en)te. lamorte amara crudele ei(n)g(re)ssa. |
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lamorte meste amare. ke lamore mutomi inamarore. crudele ke punio sença pensare. la sullimata stella delalbore. sença colpa atuctore. p(er)cui s(er)uire mi credea saluare. Ingressa me lamorte p(er) afretosa sorte. non aspecta(n)do fine naturale. Di quella incui natura mise tucta misura for ke t(er)mino dimorte corporale. |
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Per tal t(er)mino miconpia(n)go edoglo. perdo gioia emisuoglo qua(n)do sua conteza mirimenbra. diquella keo amar eservuir sollio. dicio uiuer no(n) uoglo. ma di par tire lalma dalemenbra. Efaria cio keo dico. seno kalonemico. ke ma tolta madonna [...] Cioe la morte fera. ke no(n) guarda cui fera. p(er) lei potere ancidere eo [...] |
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Nolaposso ancidere neuengiam(en)to prendere almeo talento. piu ke darmi conforto ebuona uollia. edancor no misia apiacim(en) to nessun confortam(en)to. donqua uiue(n)do io uegio del danno. mio s(er)uendo kalamo(r)te fo gueria. Ealui s(er)uiragio m(en)tre keo uiueragio. insuo dominio rem(en)bra(n)ça misera. |
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Rimenbrança misera insuo domino. undeuerlui minchino: merçe kiamando amore ke mi uallia. Valliami p(er) cui no(n) rifino: ma sença speme affino. ka lui seruendo gio melatrauallia. Donimi alcuna spene. ma dicui mi souene. no(n) uoi ke meno p(er) morte mi souegna. di quella incui son mise. tucte belleçe assise. sença lequale amore inme no regna. |
I | I |
Mess(er) piero daleuigne A Mando confin core econsperança di gran gio fidança: donomi amore piu keo no meritai.
ke manalçato coralmente dama(n)ça dalacui rimenbrança lo meo coragio non diparto mai. Eno(n) poria partire p(er) tuctol meo uolere. sime sua figura alcor i(m)p(re)ssa. Ancor misia parte(n)te. daleei corpo ralm(en)te. lamorte amara crudele ei(n)g(re)ssa. |
Messer Piero da le Vigne Amando con fin core e con sperança, di gran gio' fidança donòmi Amore più k'eo no' meritai, ke m'à 'nalçato coralmente d'amança da la cui rimembrança lo meo coragio non diparto mai; e non poria partire per tucto 'l meo volere, sì m'è sua figura al cor impressa, ancor mi sia partente da lei corporalmente la morte amara crudele e ingressa. |
II | II |
lamorte meste amare. ke lamore mutomi inamarore. crudele ke punio sença pensare. la sullimata stella delalbore. sença colpa atuctore. p(er)cui s(er)uire mi credea saluare. Ingressa me lamorte p(er) afretosa sorte. non aspecta(n)do fine naturale. Di quella incui natura mise tucta misura for ke t(er)mino dimorte corporale. |
La morte m'èste amare, ke l'amore mutòmi in amarore, crudele ke punio sença pensare la sullimata stella de l'albore sença colpa a tuctore, per cui servire mi credea salvare; ingressa m'è la morte per afretosa sorte, non aspectando fine naturale di quella in cui natura mise tucta misura, for ke termino di morte corporale. |
III | III |
Per tal t(er)mino miconpia(n)go edoglo. perdo gioia emisuoglo qua(n)do sua conteza mirimenbra. diquella keo amar eservuir sollio. dicio uiuer no(n) uoglo. ma di par tire lalma dalemenbra. Efaria cio keo dico. seno kalonemico. ke ma tolta madonna [...] Cioe la morte fera. ke no(n) guarda cui fera. p(er) lei potere ancidere eo [...] |
Per tal termino mi conpiango e doglio, perdo gioia e mi svoglio quando sua conteza mi rimenbra di quella k'eo amar e servir sollio: di ciò viver non voglio, ma dipartire l'alma da le menbra: e faria ciò k'eo dico se no k'a lo nemico, ke m'à tolta madonna, [...], cioè la morte fera, ke non guarda cui fera: per lei potere ancidere eo [...]. |
IV | IV |
Nolaposso ancidere neuengiam(en)to perndere almeo talento. piu ke darmi conforto ebuona uollia. edancor no misia apiacim(en) to nessun confortam(en)to. donqua uiue(n)do io uegio del danno. mio s(er)uendo kalamo(r)te fo gueria. Ealui s(er)uiragio m(en)tre keo uiueragio. insuo dominio rem(en)bra(n)ça misera. |
No la posso ancidere né vengiamento prendere al meo talento più ke darmi conforto e buona vollia, ed ancor no mi sia a piacimento nessun confortamento, donqua vivendo io vegio del danno mio servendo k'a la morta fo gueria, e a lui serviragio mentre k'eo viveragio: in suo dominio remenbrança misera. |
V | V |
Rimenbrança misera insuo domino. undeuerlui minchino: merçe kiamando amore ke mi uallia. Valliami p(er) cui no(n) rifino: ma sença speme affino. ka lui seruendo gio melatrauallia. Donimi alcuna spene. ma dicui mi souene. no(n) uoi ke meno p(er) morte mi souegna. di quella incui son mise. tucte belleçe assise. sença lequale amore inme no regna. |
Rimenbrança misera in suo domino, unde ver lui m'inchino merçè kiamando Amore ke mi vallia. Valliami per cui non rifino ma sença speme affino, k'a lui servendo gio' m'è la travallia. Donimi alcuna spene, ma di cui mi sovene non voi' ke meno per morte mi sovegna di quella in cui son mise tucte belleç'e assise sença le quale Amore in me no regna. |
I | I |
A Mando comfino core ecosperanza. digrande gioia fidanza. donami amore piu cheo nonmeritai. che mi nalzao corale mente damanza. dalla chui ri membranza. lomio coragio nondipartto mai. Nomporia partire. p(er) tuto il mio uolere. sime sua fighura Alcore jmpressa. Ancora sia partente. dallei corale mente. lamortte amara crudele edingressa. |
|
II | II |
L Amortte meste amara chelamore. muta omo jnamarore. crudele chepunio sanza penzare. lasublinata stella dalalbore. senza colppa atutore. p(er) chui seruire micre dea saluare. Jngressa me [la] lamortte. pera fretosa sortte. non(n)a stetando mortte naturale. jnquella jnchui natura. mise tuta misura. for che meno dimortte cor ppo rale. |
|
III | III |
P (er)tale termine mi compiago edolglio. p(er)do gioia emisfolglio. quando sua conteza mirimembra. diquella chio amare eseruire solglio. dicio jo uiuere non uolglio. ma dipartire lalma dalemembra. efaria cio chio dico. seno chalonemico. chematolta madonna plagieria. cio e la mortte fera. che non guarda chui fera. pelei po dire aucire jomoriria. |
|
IV | IV |
N ola posso Ucire neuegiamento. predere almio talento. piu che darmi comfortto ebo na uolglia. A(n)cora nonmisia apia cimento. Alchuno comforttamento. tanto comfortto chio uiuo jndolglia. Dunqua uiuendo eo. uegio deldanno meo. seruendo Alamore chui la mortte fa gueria. edeloco seluagio. mentre eo uiueragio. jmsuo dimino rimembranza misaria. |
|
V | V |
R jmembranza misaria jnsuo dimino. ondio allei min chino. merze chia mando amore chemiualglia. Ualgliami amore p(er) chui norifino. masenza spene afino. Chalei seruendo gioia me latraualglia. Donomi alchuna spene. ma di chui misouene. nonuolglio che meno p(er)mortte misuengna. [jn] diquella jnchui for mise. tute conteze asise. senza laquale amore jnme norengna. |
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A Mando comfino core ecosperanza. digrande gioia fidanza. donami amore piu cheo nonmeritai. che mi nalzao corale mente damanza. dalla chui ri membranza. lomio coragio nondipartto mai. Nomporia partire. p(er) tuto il mio uolere. sime sua fighura Alcore jmpressa. Ancora sia partente. dallei corale mente. lamortte amara crudele edingressa. |
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L Amortte meste amara chelamore. muta omo jnamarore. crudele chepunio sanza penzare. lasublinata stella dalalbore. senza colppa atutore. p(er) chui seruire micre dea saluare. Jngressa me [la] lamortte. pera fretosa sortte. non(n)a stetando mortte naturale. jnquella jnchui natura. mise tuta misura. for che meno dimortte cor ppo rale. |
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P (er)tale termine mi compiago edolglio. p(er)do gioia emisfolglio. quando sua conteza mirimembra. diquella chio amare eseruire solglio. dicio jo uiuere non uolglio. ma dipartire lalma dalemembra. efaria cio chio dico. seno chalonemico. chematolta madonna plagieria. cio e la mortte fera. che non guarda chui fera. pelei po dire aucire jomoriria. |
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N ola posso Ucire neuegiamento. predere almio talento. piu che darmi comfortto ebo na uolglia. A(n)cora nonmisia apia cimento. Alchuno comforttamento. tanto comfortto chio uiuo jndolglia. Dunqua uiuendo eo. uegio deldanno meo. seruendo Alamore chui la mortte fa gueria. edeloco seluagio. mentre eo uiueragio. jmsuo dimino rimembranza misaria. |
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R jmembranza misaria jnsuo dimino. ondio allei min chino. merze chia mando amore chemiualglia. Ualgliami amore p(er) chui norifino. masenza spene afino. Chalei seruendo gioia me latraualglia. Donomi alchuna spene. ma di chui misouene. nonuolglio che meno p(er)mortte misuengna. [jn] diquella jnchui for mise. tute conteze asise. senza laquale amore jnme norengna.
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I | I |
A Mando comfino core ecosperanza. digrande gioia fidanza. donami amore piu cheo nonmeritai. che mi nalzao corale mente damanza. dalla chui ri membranza. lomio coragio nondipartto mai. Nomporia partire. p(er) tuto il mio uolere. sime sua fighura Alcore jmpressa. Ancora sia partente. dallei corale mente. lamortte amara crudele edingressa. |
Amando com fino core e co'speranza, di grande gioia fidanza donami Amore più ch'eo non meritai, che m'inalzao coralemente d'amanza dalla chui rimembranza lo mio coragio non dipartto mai; nom poria partire per tuto il mio volere, sì m'è sua fighura al core jmpressa, ancora sia partente da·llei coralemente la mortte amara crudele ed ingressa. |
II | II |
L Amortte meste amara chelamore. muta omo jnamarore. crudele chepunio sanza penzare. lasublinata stella dalalbore. senza colppa atutore. p(er) chui seruire micre dea saluare. Jngressa me [la] lamortte. pera fretosa sortte. non(n)a stetando mortte naturale. jnquella jnchui natura. mise tuta misura. for che meno dimortte cor ppo rale. |
La mortte m'èste amara, che l'amore muta omo jn amarore, crudele che punio sanza penzare la sublinata stella da l'albore senza colppa a tutore, per chui servire mi credea salvare; jngressa m'è la mortte per afretosa sortte, nonn astetando mortte naturale jn quella jn chui natura mise tuta misura, for che meno di mortte corpporale. |
III | III |
P (er)tale termine mi compiago edolglio. p(er)do gioia emisfolglio. quando sua conteza mirimembra. diquella chio amare eseruire solglio. dicio jo uiuere non uolglio. ma dipartire lalma dalemembra. efaria cio chio dico. seno chalonemico. chematolta madonna plagieria. cio e la mortte fera. che non guarda chui fera. pelei po dire aucire jomoriria. |
Per tale termine mi compiago e dolglio, perdo gioia e mi sfolglio quando sua conteza mi rimembra di quella ch'io amare e servire solglio: di ciò jo vivere non volglio, ma dipartire l'alma da le membra: e faria ciò ch'io dico se no ch'a lo nemico, che m'à tolta madonna, plagieria, cioè la mortte fera, che non guarda chui fera: pe' lei podire aucire jo moriria. |
IV | IV |
N ola posso Ucire neuegiamento. predere almio talento. piu che darmi comfortto ebo na uolglia. A(n)cora nonmisia apia cimento. Alchuno comforttamento. tanto comfortto chio uiuo jndolglia. Dunqua uiuendo eo. uegio deldanno meo. seruendo Alamore chui la mortte fa gueria. edeloco seluagio. mentre eo uiueragio. jmsuo dimino rimembranza misaria. |
No la posso ucire né vegiamento predere al mio talento più che darmi confortto e bona volglia, ancora non mi sia a piacimento alchuno comforttamento, tanto comfortto ch'io vivo jn dolglia: dunqua vivendo eo vegio del danno meo servendo a l'amore, chui la mortte fa gueria, e de loco selvagio mentre eo viveragio: jm suo dimino rimembranza mi saria. |
V | V |
R jmembranza misaria jnsuo dimino. ondio allei min chino. merze chia mando amore chemiualglia. Ualgliami amore p(er) chui norifino. masenza spene afino. Chalei seruendo gioia me latraualglia. Donomi alchuna spene. ma di chui misouene. nonuolglio che meno p(er)mortte misuengna. [jn] diquella jnchui for mise. tute conteze asise. senza laquale amore jnme norengna. |
Rjmembranza mi saria jn suo dimino, ond'io a·llei m'inchino merzè chiamando Amore che mi valglia. Valgliami Amore per chui no rifino ma senza spene afino, ch'a lei servendo gioia m'è la travalglia. Donomi alchuna spene, ma di chui mi sovene non volglio che meno per mortte mi svengna di quella jn chui for mise tute contez'e asise, senza la quale Amore jn me no rengna. |
Repertorio: RMS: 249:2
Manoscritti: Vaticano Chigiano L.VIII.305, cc. 80r-v (Ch);
Vaticano latino 3793, c. 11r (V);
I
Amor, da cui move tuttora e vene
pregio e larghezza e tuta benenanza,
vene ne l'om valente ed insegnato,
ch'e' non poria divisare lo bene
che ne nasce ed avene, chi à leanza,
ond'eo ne sono in parte tralasciato;
ma sì dirò com'ello m'à locato
ed onorato più d'altr'amadore
per poco di servire,
ca, s'eo voglio ver dire,
di tale guisa m'àve fatto onore,
ca sé à slocato e miso m'à 'n suo stato.
II
Stato sì rico ed alto non fue dato
di sì poco servire, al meo parvente,
ond'eo mi tegno benaventuroso
e veio ben ch'Amor m'à più 'norato
intra gl'altri amadori certamente,
ond'eo m'alegro e vivo più gioioso;
che m'à donato a quella ch'à per uso
bellezze ed adornezze e piacimento,
e aunore e canoscenza
i·llei senza partenza
fanno soggiorno ed àlle al suo talento;
senno la guida e'l fin pregio amoroso.
III
Pregio ed aunore adesa lei ed avanza
ed è dismisurata di gran guisa
d'avere tuto bene in provedenza
di lei ch'Amor m'à miso in sua possanza:
la caonoscente senza lung'atesa
mi meritao de la sua benvoglienza:
ch'assai val meglio poco di ben senza
briga ed inoia ed affanno aquistato,
co rico per ragione,
poi che passa stagione,
e dell'om rico de' esser laudato:
però i' nonn-ò fatto penitenza.
IV
Penitenza non aggio fatta niente;
al mio parvente, poco aggio servito,
ma tutavia seraggio servidore:
di tuto ch'Amor m'à fatto gaudente
de l'avenente per cui vado ardito,
più d'altro amante deo aver fin core;
e non vorei essere lo segnore
di tuto il mondo per aver perdita
la sua benivoglienza,
ch'i' aggio sanza temenza,
che mi mantene 'n amorosa vita,
sì che ne sta contento lo mio core.
V
Lo mïo core tenesi contento
del grande abento, ove amore m'à miso;
mille grazze n'aggia a ciascun'ore,
ch'aggio tuto ciò che m'è a talento
da l'amorosa donna col chiar viso,
che mi donò conforto con valore.
E non si poria pensare per core
com'à tute bellezze a compimento;
dunque eo non falleraggio
se no 'nde parleraggio,
che lingua non pò avere in parlamento
di dire più che 'l cor sia pensatore.
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Notaro Giachomo dalentino.
A Mor dacchui simove tuttora evene pregio largheçça etutta benena(n)
ça euen domo ualente einsengnato. Nonsi poria diuisare lobene chenne nasce euene acchia leança ondeo nesono inparte tra lasciato. Massi diro chomello ma allochato eonorato piu daltro amadore perpocho di seruire esseo uolglio uer dire disigranguisa maue facto honore che seslo chato emesso mansustato. |
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Stato riccho adaltrui non fue dato per si pocho seruire almeo parere lan deo mentengno bene auenturoso. Eueggio ben chamor ma honorato piu in fraglialtri amadori certame(n)te ondeo mallegro euiuo piu gioioso. Chema donato aquella cheperuso belleççe eadorneççe epiacim(en)to onore ecanoscença illei sença parte(n)ça fanno sogiorno senno laguida efin pregio amoroso. |
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Pregio eualore adesso lei auança ede siamisurata digranguisa dauere intutto bene prouedença. Chenuerdime attutta sperança lacanoscença se(n)ça lungha intesa me meritao delasua benuolglença. P(er)o ualmelglo un pocho dibene sença brigha enoia eaffanno acquistato chal riccho per ragione. poi chepassa stagione ma lomeo ricchore de esser laudato pero chenono facto penetença. |
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Penitenza non(n)o facto niente al meo parue(n)te e pur aggio seruito etutta uia seraggio seruidore ditutto chamor ma facto gaudente percui chanto e son digioia guaruto etengno me souro(n)gnaltro amadore Enonuorria esser signore dituttol mo(n)do p(er)auer partita lasua beniuolgliença chaio sença teme(n)ça che(m)me mantene i(n)amorosa uita enfin chefie contento lo meo chore. |
I | I |
Notaro Giachomo dalentino.
A Mor dacchui simove tuttora evene pregio largheçça etutta benena(n)
ça euen domo ualente einsengnato. Nonsi poria diuisare lobene chenne nasce euene acchia leança ondeo nesono inparte tra lasciato. Massi diro chomello ma allochato eonorato piu daltro amadore perpocho di seruire esseo uolglio uer dire disigranguisa maue facto honore che seslo chato emesso mansustato. |
Notaro Giachomo da Lentino Amor, da·cchui si move tuttora e vene pregio largheçça e tutta benenança, e ven d'omo valente e insengnato, non si poria divisare lo bene che·nne nasce e vene, a·cchi à leança, ond'eo ne sono in parte tralasciato; ma·ssì dirò chom'ello m'à allochato e onorato più d'altro amadore per pocho di servire, e·ss'eo volglio ver dire di sì gran guisa m'ave facto honore, che s'è slochato e messo m'à 'n su' stato. |
II | II |
Stato riccho adaltrui non fue dato per si pocho seruire almeo parere lan deo mentengno bene auenturoso. Eueggio ben chamor ma honorato piu in fraglialtri amadori certame(n)te ondeo mallegro euiuo piu gioioso. Chema donato aquella cheperuso belleççe eadorneççe epiacim(en)to onore ecanoscença illei sença parte(n)ça fanno sogiorno senno laguida efin pregio amoroso. |
Stato riccho ad altrui non fue dato per sì pocho servire, al meo parere, land'eo me'n tegno bene aventuroso e veggio ben ch'Amor m'à honorato più infra gli altri amadori certamente, ond'eo m'allegro e vivo più gioioso; che m'à donato a quella che per uso belleççe e adorneççe e piacimento, onore e canoscença i·llei sença partença fanno sogiorno; senno la guida e fin pregio amoroso. |
III | III |
Pregio eualore adesso lei auança ede siamisurata digranguisa dauere intutto bene prouedença. Chenuerdime attutta sperança lacanoscença se(n)ça lungha intesa me meritao delasua benuolglença. P(er)o ualmelglo un pocho dibene sença brigha enoia eaffanno acquistato chal riccho per ragione. poi chepassa stagione ma lomeo ricchore de esser laudato pero chenono facto penetença. |
Pregio e valore adesso lei avança ed è sì amisurata di gran guisa d'avere in tutto bene provedença che 'nver di me à·ttutta sperança: la canoscença sença lungha intesa me meritao de la sua benvolglença; però val melglo un pocho di bene sença brigha e noia e affanno acquistato, ch'al ricco per ragione, poi che passa stagione: ma lo mero ricchore dé esser laudato però che non ò facto penetença. |
IV | IV |
Penitenza non(n)o facto niente al meo parue(n)te e pur aggio seruito etutta uia seraggio seruidore ditutto chamor ma facto gaudente percui chanto e son digioia guaruto etengno me souro(n)gnaltro amadore Enonuorria esser signore dituttol mo(n)do p(er)auer partita lasua beniuolgliença chaio sença teme(n)ça che(m)me mantene i(n)amorosa uita enfin chefie contento lo meo chore. |
Penitenza nonn-ò facto niente, al meo parvente, e pur aggio servito, e tuttavia seraggio servidore: di tutto ch'Amor m'à facto gaudente per cui chanto e son di gioia guaruto, e tengno me sovr'ogn'altro amadore e non vorria essere signore di tutto'l mondo per aver partita la sua benivolgliença, ch'aio sença temença, che·mme mantene in amorosa vita e 'nfin che fie contento lo meo chore. |
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Notaro Stefano dipronto di [A] More dacui move messina. tuctora euenpregio elargheza etuta benena(n)za. Uene nelomo uale(n)- te edinsengnato. cheno(n) poria diui- sare lobene. chene nasce edauene chia leanza. ondio nesono inparte tralasciato. Masidiro comelloma locato. edonorato piu daltro ama- dore. p(er) poco dis(er)uire. casio uoglio uero dire. ditale guisa maue fac- to onore. case aslocato. emiso ma(n) suo stato. |
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[I] stato siricco edalto no(n)fue dato. disi poco seruire almio paruente. ondio mite(n)gno benauenturoso. eueio bene camore ma piu norato. intrallialtri amadori ceramente ondio mallegro euiuo piu gioio so. chema donato aquella cap(er)uzo. belleze edadorneze e piacime(n)to. et daunore ecanoscenza. illei senza partenza. fanno sogiorno edalle al suo talento. senno laguida el fino pregio amoroso. |
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[P] regio edaunore adesa lei eda uanza. ede dismisurata digran guisa. dauere tucto bene jmpro uedenza. dilei camore mamizo insua possansa. lacanoscente senza lunga tesa. mimeritao de la sua benuoglienza. Cassai ua le mellio poco dibene senza bri ga edinoia edafa(n)no aquistato. coricco p(er)ragione. poi che passa stagione. edellomo ricco deue essere laudato. jnono facto peni tenza. |
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[P] enitenza nonagio facta neie(n)te almio paruente pogo agio ser uito. matucta uia seragio serui dore. ditucto cio camor mafacto gaudente. dellauene(n)te p(er)cui ua do ardito. piu daltro amante deo auere fino core. Eno(n) uor(r)ei essere losegnore. ditucto il mo(n)do p(er)auere p(er)dita. lasua benuollie(n)za. chio agio sanza teme(n)za. che mi mantene inamorosa uita. siche nesta contento lomio core. |
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[L] omio core tenesi contento del grande abento oue amore ma- miso. mille graze nagia ciascu- nore. cagio tucto cio cheme ata- lento. dalamorosa do(n)na colchia- ro uiso. chemidono conforto co(n)- ualore. Eno(n)si poria pensare p(er) core. coma tucte belleze aco(m)pime(n)- to. du(n)que eono(n)fallo. seno(n)de par- lo. che lingua no(n) pote auere in- parlamento. didire piu chelcore sia pensatore. |
I | I |
Notaro Stefano dipronto di [A] More dacui move messina. tuctora euenpregio elargheza etuta benena(n)za. Uene nelomo uale(n)- te edinsengnato. cheno(n) poria diui- sare lobene. chene nasce edauene chia leanza. ondio nesono inparte tralasciato. Masidiro comelloma locato. edonorato piu daltro ama- dore. p(er) poco dis(er)uire. casio uoglio uero dire. ditale guisa maue fac- to onore. case aslocato. emiso ma(n) suo stato. |
Notaro Stefano di Pronto di Messina Amore, da cui move tuctora e ven pregio e largheza e tuta benenanza, vene ne l'omo valente ed insengnato, ch'e' non poria divisare lo bene che ne nasce ed avene, chi à leanza, ond'io ne sono in parte tralasciato; ma sì dirò com'ello m'à locato ed onorato più d'altro amadore per poco di servire, ca, s'io voglio vero dire, di tale guisa m'àve facto onore, ca sé à slocato e miso m'à 'n suo stato. |
II | II |
[I] stato siricco edalto no(n)fue dato. disi poco seruire almio paruente. ondio mite(n)gno benauenturoso. eueio bene camore ma piu norato. intrallialtri amadori ceramente ondio mallegro euiuo piu gioio so. chema donato aquella cap(er)uzo. belleze edadorneze e piacime(n)to. et daunore ecanoscenza. illei senza partenza. fanno sogiorno edalle al suo talento. senno laguida el fino pregio amoroso. |
Istato sì ricco ed alto non fue dato di sì poco servire, al mio parvente, ond'io mi tengno benaventuroso e veio bene ch'Amore m'à più 'norato jntra·lli altri amadori certamente, ond'io m'allegro e vivo più gioioso; che m'à donato a quella ch'à per uzo belleze ed adorneze e piacimento, et d'aunore e canoscenza i·llei senza partenza fanno sogiorno ed àlle al suo talento; senno la guida e 'l fino pregio amoroso. |
III | III |
[P] regio edaunore adesa lei eda uanza. ede dismisurata digran guisa. dauere tucto bene jmpro uedenza. dilei camore mamizo insua possansa. lacanoscente senza lunga tesa. mimeritao de la sua benuoglienza. Cassai ua le mellio poco dibene senza bri ga edinoia edafa(n)no aquistato. coricco p(er)ragione. poi che passa stagione. edellomo ricco deue essere laudato. jnono facto peni tenza. |
Pregio ed aunore adesa lei ed avanza ed è dismisurata di gran guisa d'avere tucto bene jm provedenza di lei ch'Amore m'à mizo in sua possansa: la canoscente senza lung'atesa mi meritao de la sua benvoglienza; ch'assai vale mellio poco di bene senza briga ed inoia ed afanno aquistato, co ricco per ragione, poi che passa stagione, e dell'omo rico deve essere laudato: j' non ò facto penitenza. |
IV | IV |
[P] enitenza nonagio facta neie(n)te almio paruente pogo agio ser uito. matucta uia seragio serui dore. ditucto cio camor mafacto gaudente. dellauene(n)te p(er)cui ua do ardito. piu daltro amante deo auere fino core. Eno(n) uor(r)ei essere losegnore. ditucto il mo(n)do p(er)auere p(er)dita. lasua benuollie(n)za. chio agio sanza teme(n)za. che mi mantene inamorosa uita. siche nesta contento lomio core. |
Penitenza non agio facta neiente; al mio parvente, pogo agio servito, ma tuctavia seragio servidore: di tucto ciò ch'Amor m'à facto gaudente dell'avenente per cui vado ardito, più d'altro amante deo avere fino core; e non vorrei essere lo segnore di tucto il mondo per avere perdita la sua benvollienza, ch'io agio sanza temenza, che mi mantene in amorosa vita sì che ne sta contento lo mio core. |
V | V |
[L] omio core tenesi contento del grande abento oue amore ma- miso. mille graze nagia ciascu- nore. cagio tucto cio cheme ata- lento. dalamorosa do(n)na colchia- ro uiso. chemidono conforto co(n)- ualore. Eno(n)si poria pensare p(er) core. coma tucte belleze aco(m)pime(n)- to. du(n)que eono(n)fallo. seno(n)de par- lo. che lingua no(n) pote auere in- parlamento. didire piu chelcore sia pensatore. |
Lo mio core tenesi contento del grande abento, ove amore m'à miso; mille graze n'agia ciascun'ore, ch'agio tucto ciò che m'è a talento da l'amorosa donna col chiaro viso, che mi donò conforto con valore. E non si poria pensare per core com'à tucte belleze a compimento, dunque eo non fallo se no 'nde parlo, che lingua non pote avere in parlamento di dire più che 'l core sia pensatore. |
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Notaro. Giacomo. datalentino. A more. dacuj. simoue. tuctora. et uene. p(re)gio. largeza. et tutta. benjnanza et ujen. duomo. ualente. eti(n)segnato. nonsiporrja. diujsar. lo bene. kenenascie. et uene. aki. ha. leanza ondjo.nesono. i(n) parte. tralasciato. massi. diro. comello. ma. allocato. et honorato. piu. daltro. amadore. p(er) poco. di. s(er)ujre. et sio. uoglio. uer dire. disigran. gujsa. maue. facto. honore. ke locato. et messo. ma i(n)suo. stato. |
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S tato. ricco. adaltruj. no(n)fudato. p(er) si. poco. s(er)ujre. almjo. parere. ondjo. mentengo. bene. auenturoso. et ueggio. ben. chamor ma. honorato. piu. i(n) fraglialtrj. amadorj. certamente. ondio. mallegro. et ujuo. piu. gioioso. kema. donato. aquella. ke p(er) uso. belleze. et adorneze. et piacimento. honore. et conoscienza i(n)lej. sanza. partenza. fan. soggiorno. sen(n)o la gujda. et fin. p(r)egio. amoroso. |
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P regio. et ualore. adesso. lej. auanza et e. siamjsurata. digran. gujsa dauere. i(n) tutto. bene. p(r)ouedenza kei(n)uer dime. a tutta. speranza lacono scienza. sanza. lunga i(n)tesa mjmerjto. della suo. benjuoglienza pero. ualmeglio. unpo. diben. sanza b(r)iga et. noia. et affan(n)o. aqujstato. kalricco. p(er) ragione. poj. ke passa. stagione. mallomeo. riccore. dee. es(er)e. laudato. per. chenono. facto. penjtenza |
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P enjtenza. no(n)o. facto. niente. almeo. paruente. et pure aggio. s(er)ujto et tutta. uja. saraggio. s(er)ujdore ditucto. kamor ma. facto. gaudente p(er)cuj. canto. et son. digioia. guarjto. et tengomj. sop(r)ognialtro. amadore. et no(n) uorrja es(er)e. signore. delmondo. p(er) auer. partjta. lasuo. benjuoglienza kaio. sanza. temenza kemjmantjene. i(n) amorosa. ujta. i(n) fin. ke fie. contento. lo meo. core. |
I | I |
Notaro. Giacomo. datalentino. A more. dacuj. simoue. tuctora. et uene. p(re)gio. largeza. et tutta. benjnanza et ujen. duomo. ualente. eti(n)segnato. nonsiporrja. diujsar. lo bene. kenenascie. et uene. aki. ha. leanza ondjo.nesono. i(n) parte. tralasciato. massi. diro. comello. ma. allocato. et honorato. piu. daltro. amadore. p(er) poco. di. s(er)ujre. et sio. uoglio. uer dire. disigran. gujsa. maue. facto. honore. ke locato. et messo. ma i(n)suo. stato. |
Notaro Giacomo da Talentino Amore, da cui si move tuctora et vene pregio, largeza et tutta benjnanza et vjen d'uomo valente et insegnato, non si porrja divjsar lo bene ke ne nascie et vene a ki ha leanza, ond'jo ne sono in parte tralasciato; ma·ssì dirò com'ello m'à allocato et honorato più d'altro amadore per poco di servjre, et, s'io voglio ver dire, di sì gran guisa m'àve facto honore, ke locato et messo m'à in suo stato. |
II | II |
S tato. ricco. adaltruj. no(n)fudato. p(er) si. poco. s(er)ujre. almjo. parere. ondjo. mentengo. bene. auenturoso. et ueggio. ben. chamor ma. honorato. piu. i(n) fraglialtrj. amadorj. certamente. ondio. mallegro. et ujuo. piu. gioioso. kema. donato. aquella. ke p(er) uso. belleze. et adorneze. et piacimento. honore. et conoscienza i(n)lej. sanza. partenza. fan. soggiorno. sen(n)o la gujda. et fin. p(r)egio. amoroso. |
Stato ricco ad altruj non fu dato per sì poco servjre, al mjo parere, ond'jo me-n tengo bene aventuroso et veggio ben ch'Amor m'à honorato più infra gli altrj amadorj certamente, ond'io m'allegro et vjvo più gioioso; ke m'à donato a quella ke per uso belleze et adorneze et piacimento, honore et conoscienza in lej sanza partenza fan soggiorno senno la gujda et fin pregio amoroso. |
III | III |
P regio. et ualore. adesso. lej. auanza et e. siamjsurata. digran. gujsa dauere. i(n) tutto. bene. p(r)ouedenza kei(n)uer dime. a tutta. speranza lacono scienza. sanza. lunga i(n)tesa mjmerjto. della suo. benjuoglienza pero. ualmeglio. unpo. diben. sanza b(r)iga et. noia. et affan(n)o. aqujstato. kalricco. p(er) ragione. poj. ke passa. stagione. mallomeo. riccore. dee. es(er)e. laudato. per. chenono. facto. penjtenza |
Pregio et valore adesso lej avanza et è sì amisurata di gran gujsa d'avere in tutto bene provedenza ke inver di me à tutta speranza: la conoscienza sanza lunga intesa mj merjto della suo benjvoglienza; però val meglio un po' di ben sanza briga et noia et affanno aqujstato, k'al ricco per ragione, poj ke passa stagione: ma·llo meo riccore dee esere laudato perché non'ò facto penjtenza. |
IV | IV |
P enjtenza. no(n)o. facto. niente. almeo. paruente. et pure aggio. s(er)ujto et tutta. uja. saraggio. s(er)ujdore ditucto. kamor ma. facto. gaudente p(er)cuj. canto. et son. digioia. guarjto. et tengomj. sop(r)ognialtro. amadore. et no(n) uorrja es(er)e. signore. delmondo. p(er) auer. partjta. lasuo. benjuoglienza kaio. sanza. temenza kemjmantjene. i(n) amorosa. ujta. i(n) fin. ke fie. contento. lo meo. core. |
Penjtenza non ò facto niente, al meo parvente, et pure aggio servjto, et tuttavja saraggio servjdore di tucto k'amor m'à fatto gaudente; per cuj canto et son di gioja guarito, et tengomj sopr'ogni altro amadore, et non vorrja esere signore del mondo per aver partjta la suo benjvoglienza, k'aio sanza temenza, ke mj mantjene in amorosa vjta in fin ke fie contento lo meo core. |
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Mess(er) piero dale uigne. A Mor da cui si moue tuctora euene pre so elargheça etucta beninança euendo mo ualente einsegnato. kio no(n) poria diuisare lo bene. kende nasceeuene akia leança undeo ne so no inparte tralassiato. Masi diro come amor ma locato. ehonorato piu daltro amadore p(er) poco diseruire. ke seo uoglo uer dire disi gran guisa facto maue honore. ke se aslocato emiso ma insuo stato. |
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Stato siriccho altrui no(n) fue dato disi pogo seruire almeo [...] undeo mi tegno bono auenturoso. Euegio ben kamor ma piu honorato infraglialtri amadori certam(en)te undeo sono allegro euiuo piu gioioso. ke ma donato aquella ke p(er) uso belleçe eadorneçe epiacim(en)to hono re ecaunoscença illei sença partença fa sogiorno estanno asuo tale(n)to senno laguida efin presio amoroso. |
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Presio eualore adesso lei auança. ede si adismisura digra(n) guisa di uere intucti beni p(ro)uedença, Uerme camore omiso insua sperança la caunoscente sença lunga intesa mi meritao delasua benuoglença. Pero ual meglo pogo di ben sença briga enoia eafanno aq(ui)stato con riccho p(er) rasione poi ke passa stasione. malomeo ricco de essere lau dato pero ke non do facto penetença. |
I | I |
Mess(er) piero dale uigne. A Mor da cui si moue tuctora euene pre so elargheça etucta beninança euendo mo ualente einsegnato. kio no(n) poria diuisare lo bene. kende nasceeuene akia leança undeo ne so no inparte tralassiato. Masi diro come amor ma locato. ehonorato piu daltro amadore p(er) poco diseruire. ke seo uoglo uer dire disi gran guisa facto maue honore. ke se aslocato emiso ma insuo stato. |
Messer Piero da le Vigne Amor, da cui si move tuctora e vene preso e largheça e tucta beninança, e ven d'omo valente e insegnato, k'io non poria divisare lo bene ke 'nde nasce e vene, a ki à leança, und'eo ne sono in parte tralassiato; ma sì dirò come Amor m'à locato e honorato più d'altro amadore per poco di servire, ke, s'eo voglo ver dire, di sì gran guisa facto m'àve honore, ke sé à slocato e miso m'à 'n suo stato. |
II | II |
Stato siriccho altrui no(n) fue dato disi pogo seruire almeo [...] undeo mi tegno bono auenturoso. Euegio ben kamor ma piu honorato infraglialtri amadori certam(en)te undeo sono allegro euiuo piu gioioso. ke ma donato aquella ke p(er) uso belleçe eadorneçe epiacim(en)to hono re ecaunoscença illei sença partença fa sogiorno estanno asuo tale(n)to senno laguida efin presio amoroso. |
Stato sì riccho altrui non fue dato di sì pogo servire, al meo [...], und'eo mi tegno bono aventuroso e vegio ben k'Amor m'à più honorato infra gli altri amadori certamente, und'eo sono allegro e vivo più giooso; ke m'à donato a quella ke per uso belleçe e adorneçe e paicimento, honore e caunoscença i·llei sença partença fa sogiorno e stanno a suo talento; senno la guida e fin presio amoroso. |
III | III |
Presio eualore adesso lei auança. ede si adismisura digra(n) guisa di uere intucti beni p(ro)uedença, Uerme camore omiso insua sperança la caunoscente sença lunga intesa mi meritao delasua benuoglença. Pero ual meglo pogo di ben sença briga enoia eafanno aq(ui)stato con riccho p(er) rasione poi ke passa stasione. malomeo ricco de essere lau dato pero ke non do facto penetença. |
Presio e valore adesso lei avança ed è sì a dismisura di gran guisa di vere in tucti bene provedença ver' me ch'Amore ò miso in sua sperança: la caunoscente sença lunga intesa mi meritao de la sua benvoglença; però val meglo pogo di ben sença briga e noia e afanno aquistato con riccho per rasione, poi ke passa stasione, ma lo meo ricco de' esser laudato: però ke non do facto penetença. |
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piero dele uingne A More dachui moue tutora eue. presgio elargheza etuta bene nanza. uene ne lomo ualente edinsengnato. chenomporia diuisare lobene. chene nascie eda viene chialeanza. ondio nesono jmparte tralasciato. Masidiro comelloma lo cato. edonorato. piu daltra madore. p(er)poco diseruire. casio uolglio uero di re. ditale guisa maue fatto onore. case aslocato. emiso mansuo stato.
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I Stato sirico edalto nomfue dato. disi poco seruire almio paruente. ondio mitengno benauenturoso. eueio bene camore ma piu norato. jntraglialtri amadori cierta mente. ondio malegro euiuo piu gioioso. Chema don(n)ato aquella ca p(er)uso. belleze eda dorneze epiacimento. edaunore ecanoscienza. illei senza partenza. fanno sogiorno edalle alsuo talento. senno laguida elfino presgio amoroso. |
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P Resgio edaunore adesa lei edauanza. ede dismisurata digranguisa. dauere tuto bene jmp(ro)uedenza. dillei camore mamiso jnsua possanza. laca onosciente senzalun ga tesa. mimeritao delasua bene uolglienza. cassai uale melglio poco dibene senza. bri ga edinoia edaffan(n)o aquistato. corico p(er)ragione. poi chepassa stasgione. edellomori co deue essere laudato. pero jnon(n)o fatto penitenza. |
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P Enitenza non(n)agio fatta neiente. Almio paruente poco agio seruito. matuta uia seragio seruitore. dituto cio camor ma fatto [delauenente]. gaudente. delauenente p(er)chui uado ardito. piu daltro amante deo auere fino core. Enonuo rei essere losegnore. dituto il monddo p(er)auere p(er)dita. lasua beniuolglienza. chia gio sanza temenza. chemi mantene namorosa uita. sichenesta contento lomio core. |
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L omio core tenesi contento. delgrande abente oue amore mamiso. mille graze nagia ciaschunore. cagio tuto cio cheme atalento. dalamorosa donna col chiaro uiso. chemidono comfortto conualore. Enomsi poria pensare p(er) core. coma tute be lleze Acompimento. dunque eo nomfallo. senonde parllo. chelingua nompote auere jmparlamento. didire piu chelcore sia pensatore . |
I | I |
piero dele uingne A More dachui moue tutora eue. presgio elargheza etuta bene nanza. uene ne lomo ualente edinsengnato. chenomporia diuisare lobene. chene nascie eda viene chialeanza. ondio nesono jmparte tralasciato. Masidiro comelloma lo cato. edonorato. piu daltra madore. p(er)poco diseruire. casio uolglio uero di re. ditale guisa maue fatto onore. case aslocato. emiso mansuo stato. |
Piero de le Vigne Amore, da chui move tutora e ve' presgio e largheza e tuta benenanza, vene ne l'omo valente ed insengnato, ch'e' nom poria divisare lo bene che ne nascie ed aviene, chi à leanza, ond'io ne sono jm parte tralasciato; ma sì dirò com'ello m'à locato ed onorato più d'altr'amadore per poco di servire, ca, s'io volglio vero dire, di tale guisa m'àve fatto onore, ca sé à slocato e miso m'à 'n suo stato. |
II | II |
I Stato sirico edalto nomfue dato. disi poco seruire almio paruente. ondio mitengno benauenturoso. eueio bene camore ma piu norato. jntraglialtri amadori cierta mente. ondio malegro euiuo piu gioioso. Chema don(n)ato aquella ca p(er)uso. belleze eda dorneze epiacimento. edaunore ecanoscienza. illei senza partenza. fanno sogiorno edalle alsuo talento. senno laguida elfino presgio amoroso. |
Istato sì rico ed alto nom fue dato di sì poco servire, al mio parvente, ond'io mi tengno benaventuroso e veio bene ch'Amore m'à più 'norato jntra gli altri amadori ciertamente, ond'io m'alegro e vivo più gioioso; che m'à donnato a quella ch'à per uso belleze ed adorneze e piacimento, ed aunore e canoscienza i·llei senza partenza fanno sogiorno ed àlle al suo talento; senno la guida e'l fino presgio amoroso. |
III | III |
P Resgio edaunore adesa lei edauanza. ede dismisurata digranguisa. dauere tuto bene jmp(ro)uedenza. dillei camore mamiso jnsua possanza. laca onosciente senzalun ga tesa. mimeritao delasua bene uolglienza. cassai uale melglio poco dibene senza. bri ga edinoia edaffan(n)o aquistato. corico p(er)ragione. poi chepassa stasgione. edellomori co deue essere laudato. pero jnon(n)o fatto penitenza. |
Presgio ed aunore adesa lei ed avanza ed è dismisurata di gran guisa d'avere tuto bene jm provedenza di·llei ch'Amore m'à miso jn sua possanza: la caonosciente senza lung'atesa mi meritao de la sua bene volglienza; ch'assai vale melglio poco di bene senza briga ed inoia ed affanno aquistato, co rico per ragione, poi che passa stasgione, e dell'omo rico deve essere laudato: però j'nonn-ò fatto penitenza. |
IV | IV |
P Enitenza non(n)agio fatta neiente. Almio paruente poco agio seruito. matuta uia seragio seruitore. dituto cio camor ma fatto [delauenente]. gaudente. delauenente p(er)chui uado ardito. piu daltro amante deo auere fino core. Enonuo rei essere losegnore. dituto il monddo p(er)auere p(er)dita. lasua beniuolglienza. chia gio sanza temenza. chemi mantene namorosa uita. sichenesta contento lomio core. |
Penitenza nonn-agio fatta neiente; al mio parvente, poco agio servito, ma tutavia seragio servitore: di tuto ciò ch'Amor m'à fatto gaudente de l'avenente per chui vado ardito, più d'altro amante deo avere fino core; e non vorei essere lo segnore di tuto il monddo per avere perdita la sua benivolglienza, ch'i' agio sanza temenza, che mi mantene 'n amorosa vita sì che ne sta contento lo mio core. |
V | V |
L omio core tenesi contento. delgrande abente oue amore mamiso. mille graze nagia ciaschunore. cagio tuto cio cheme atalento. dalamorosa donna col chiaro uiso. chemidono comfortto conualore. Enomsi poria pensare p(er) core. coma tute be lleze Acompimento. dunque eo nomfallo. senonde parllo. chelingua nompote auere jmparlamento. didire piu chelcore sia pensatore. |
Lo mio core tenesi contento del grande abente, ove amore m'à miso; mille graze n'agia ciaschun'ore, ch'agio tuto ciò che m'è a talento da l'amorosa donna col chiaro viso, che mi donò comfortto con valore. E nom si poria pensare per core com'à tute belleze a compimento, dunque eo nom fallo se no 'nde parllo, che lingua nom pote avere jm parlamento di dire più che 'l core sia pensatore. |
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Canzone dinotaro. lxxxvii. A Mor dacui simoue tuttora etuene pregio largheza ettutta beninanza et uien duomo ualente et insegnato non si porria diuisar lobene chenenasce et uene achi ha leança ondio nesono inparte tralasciato masio diro chomesso ma allocato et honorato piu daltro amadore per poco diseruire et siouoglio uer dire disi gran guisa maue facto honore chese slocato et messo ma in suo stato |
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S tato ricco ad altrui non fu dato persi poco seruire almio parere laondio mentengo bene auenturato et ueggio ben chamor ma honorato piu infra glialtri amadori certam(en)te ondio mallegro et uiuo piu gioioso ch(e) ma donato aquella chep(er)uso belleze etadorneze et piacimento honore etconoscenza in lei sanza partenza fan soggiorno senon laguida et fin pregio amoroso |
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P regio et ualore adesso lei avanza et e si amisurata digran guisa dauere dauere intutto bene prouedenza chenutr dime a tutta speranza la conoscenza sanza lunga intesa mi merito della suo benuoglenza pero ualmeglio un po diben sanza briga et noia et affan(n)o a aquistato chal richo per ragione poi chepassa stagione ma lomeo riccore dee esser laudato p(er)o chenono facto penitença |
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P enitenza non ho facto niente almeo paruente etpuroaggio seruito et tutta uia saraggio seruidore ditutto chamor ma facto gaudente per cui canto et son digioia guarito et tengomi soprogni altro amadore et non uorria esser signor delmondo per auer partita la suo benuoglenza chaio sanza temenza chemi mantiene inamorosa uita infinchefiecontento lomio core. |
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Canzone dinotaro. lxxxvii. A Mor dacui simoue tuttora etuene pregio largheza ettutta beninanza et uien duomo ualente et insegnato non si porria diuisar lobene chenenasce et uene achi ha leança ondio nesono inparte tralasciato masio diro chomesso ma allocato et honorato piu daltro amadore per poco diseruire et siouoglio uer dire disi gran guisa maue facto honore chese slocato et messo ma in suo stato |
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S tato ricco ad altrui non fu dato persi poco seruire almio parere laondio mentengo bene auenturato et ueggio ben chamor ma honorato piu infra glialtri amadori certam(en)te ondio mallegro et uiuo piu gioioso ch(e) ma donato aquella chep(er)uso belleze etadorneze et piacimento honore etconoscenza in lei sanza partenza fan soggiorno senon laguida et fin pregio amoroso |
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P regio et ualore adesso lei avanza et e si amisurata digran guisa dauere dauere intutto bene prouedenza chenutr dime a tutta speranza la conoscenza sanza lunga intesa mi merito della suo benuoglenza pero ualmeglio un po diben sanza briga et noia et affan(n)o a aquistato chal richo per ragione poi chepassa stagione ma lomeo riccore dee esser laudato p(er)o chenono facto penitença |
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P enitenza non ho facto niente almeo paruente etpuroaggio seruito et tutta uia saraggio seruidore ditutto chamor ma facto gaudente per cui canto et son digioia guarito et tengomi soprogni altro amadore et non uorria esser signor delmondo per auer partita la suo benuoglenza chaio sanza temenza chemi mantiene inamorosa uita infinchefiecontento lomio core. |
I | I |
Canzone dinotaro. lxxxvii. A Mor dacui simoue tuttora etuene pregio largheza ettutta beninanza et uien duomo ualente et insegnato non si porria diuisar lobene chenenasce et uene achi ha leança ondio nesono inparte tralasciato masio diro chomesso ma allocato et honorato piu daltro amadore per poco diseruire et siouoglio uer dire disi gran guisa maue facto honore chese slocato et messo ma in suo stato |
Canzone di Notaro lxxxvii Amor, da cui si move tuttora et vene pregio largheza e·ttutta beninanza, et vien d'uomo valente et insegnato, non si porria divisar lo bene che ne nasce et vene, a chi ha leança, ond'io ne sono in parte tralasciato; ma s'io dirò chom'esso m'à allocato et honorato più d'altro amadore per poco di servire, et, s'io voglio ver dire, di sì gran guisa m'ave facto honore, che s'è slocato et messo m'à in suo stato. |
II | II |
S tato ricco ad altrui non fu dato persi poco seruire almio parere laondio mentengo bene auenturato et ueggio ben chamor ma honorato piu infra glialtri amadori certam(en)te ondio mallegro et uiuo piu gioioso ch(e) ma donato aquella chep(er)uso belleze etadorneze et piacimento honore etconoscenza in lei sanza partenza fan soggiorno senon laguida et fin pregio amoroso |
Stato ricco ad altrui non fu dato per sì poco servire, al mio parere, laond'io me'n tengo bene aventurato et veggio ben ch'Amor m'à honorato più infra gli altri amadori certamente, ond'io m'allegro et vivo più gioioso; che m'à donato a quella che per uso belleze et adorneze et piacimento, honore et conoscenza in lei sanza partenza fan soggiorno se non la guida et fin pregio amoroso. |
III | III |
P regio et ualore adesso lei avanza et e si amisurata digran guisa dauere dauere intutto bene prouedenza chenutr dime a tutta speranza la conoscenza sanza lunga intesa mi merito della suo benuoglenza pero ualmeglio un po diben sanza briga et noia et affan(n)o a aquistato chal richo per ragione poi chepassa stagione ma lomeo riccore dee esser laudato p(er)o chenono facto penitença |
Pregio et valore adesso lei avanza et è sì amisurata di gran guisa d'avere in tutto bene provedenza che di me à tutta speranza: la conoscenza sanza lunga intesa mi merito della suo benvoglenza: però val meglio un po' di ben sanza briga et noia et affanno aquistato, ch'al richo per ragione, poi che passa stagione; ma lo meo riccore dee esser laudato: però che non ò facto penitença. |
IV | IV |
P enitenza non ho facto niente almeo paruente etpuroaggio seruito et tutta uia saraggio seruidore ditutto chamor ma facto gaudente per cui canto et son digioia guarito et tengomi soprogni altro amadore et non uorria esser signor delmondo per auer partita la suo benuoglenza chaio sanza temenza chemi mantiene inamorosa uita infinchefiecontento lomio core. |
Penitenza non ho facto niente; al meo parvente, et puro aggio servito, et tuttavia saraggio servidore: di tutto ch'Amor m'à facto gaudente per cui canto et son di gioia guarito, et tengomi sopr'ogni altro amadore; et non vorria esser signor del mondo per aver partita la suo benvoglenza, ch'aio sanza temenza, che mi mantiene in amorosa vita, infin che fie contento lo mio core. |
I
Amore, in cui disio ed ò speranza,
di voi, bella, m'à dato guiderdone;
e guardomi infin che vegn’a speranza,
pur aspettando bon tempo e stagione.
Com'om ch'è i·mare ed à spene di gire,
e quando vede il tempo, ed ello spanna
e giamai la speranza no lo 'nganna,
così facc’io, madonna, in voi venire.
II
Or potess'eo venire a voi, amorosa,
com’ lo larone ascoso, e non paresse:
be·l mi teria in gioia aventurusa
se l'Amore tanto ben mi facesse.
Sì bel parlante, donna, con voi fora
e direi como v'amai lungiamente
più ca Prïamo Tisbia dolzemente,
ed ameraggio infin ch'eo vivo ancora.
III
Vostro amor è che mi tene in disiro
e donami speranza con gran gioi,
ch'eo non curo s'io doglio od ò martiro
membrando l'ora ched io vegno a voi,
ca, ·ss'io troppo dimoro, par ch'io pera,
aulente lena, e voi mi perderete;
adunque, bella, se ben mi volete,
guardate ch'io non mora in vostra spera.
IV
In vostra spera vivo, donna mia,
e lo mio core adesso a voi dimanda,
e l'ora tardi mi pare che sia
che fino amore a vostro cor mi manda.
E guardo tempo che mi sia a piacimento
e spanda le mie vele inver’ voi, rosa,
e prendo porto là ove si riposa
lo meo core al vostro insegnamento.
V
Mia canzonetta, porta esti compianti
a quella ch'à 'n ballïa lo meo core
e le mie pene contale davanti,
e dille com'eo moro per su’ amore;
e mandimi per suo messagio a dire
com'io conforti l'amor ch'i’ lei porto;
e, s'io ver’ lei feci alcuno torto,
donimi penitenza al suo volire.
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Mess(er) piero deleui(n)gne sp(er)anza guiderdo- ne [...] cheue(n)gna lasperanza [...] bono tenpo estagione. Comomo chein mare edaspene digire. equa(n)do ue de lotempo edello spa(n)na. egiamai laspera(n)za nolongana. cosi faccio mado(n)na inuoi uenire. |
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[O] rpotesseo uenireauoi amorosa. come lolarone ascoso enomparesse. bello miteria ingioia auenturosa. selamore tanto bene mifacesse. si bello parlante do(n)na co(n)uoi fora. edirei como uamai lungiame(n)te piu catriamo tisbia dolzeme(n)te edameragio infine cheo uiuo ancora. |
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[U] ostro amore chemitene indis io. edonami speranza. co(n) gra(n) gio ia. cheo no(n) curo sio dollio odo ma(r) tiro. menbrando lora che dio ue(n)- gno auoi. Cassio troppo dimoro aulente lena par chio pera. euoi mip(er)derete. adunque bella sebe- ne miuolete. guardate chio no(n) mora inuostra spera. |
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[I] nuostra spera uiuo do(n)na mia. elomio core adesso auoi dima(n)do. elora tardi mipare chesia. chefi- no amore auostro core mima(n)do. Eguardo te(m)po chemisia a piace re. espanda lemie uele i(n)ueruoi rosa. eprendo porto laoue siripo sa. lomeo core aluostro inse(n)gna mento. |
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[M] ia canzonetta porta esti co(m)pia(n) ti. aquella ca(n)bailia lomeo core. ele mie pene co(n)tale dauanti. edille comeo moro p(er)suo amore. Ema(n)dimi p(er)suo messagio adire. comio conforti lamore chilei porto.esio uerlei feci alcuno t torto. donimi penitenza alsuo uolere. |
I | I |
Mess(er) piero deleui(n)gne sp(er)anza guiderdo- ne [...] cheue(n)gna lasperanza [...] bono tenpo estagione. Comomo chein mare edaspene digire. equa(n)do ue de lotempo edello spa(n)na. egiamai laspera(n)za nolongana. cosi faccio mado(n)na inuoi uenire. |
Messer Piero de le Vingne [...] speranza, [...] guiderdone; [...] che vengna la speranza, [...] bono tempo e stagione. Com'omo ch'è in mare ed à spene di gire, e quando vede lo tempo, ed ello spanna e giamai la speranza no lo 'ngana, così facc'io, madonna, in voi venire. |
II | II |
[O] rpotesseo uenireauoi amorosa. come lolarone ascoso enomparesse. bello miteria ingioia auenturosa. selamore tanto bene mifacesse. si bello parlante do(n)na co(n)uoi fora. edirei como uamai lungiame(n)te piu catriamo tisbia dolzeme(n)te edameragio infine cheo uiuo ancora. |
Or potess'eo venire a voi, amorosa, come lo larone ascoso, e nom paresse: be·llo mi teria in gioia aventurosa se l'Amore tanto bene mi facesse. Sì bello parlante, donna, con voi fora e direi como v'amai lungiamente pià ca Triamo Tisbia dolzemente, ed ameragio infine ch'eo vivo ancora. |
III | III |
[U] ostro amore chemitene indis io. edonami speranza. co(n) gra(n) gio ia. cheo no(n) curo sio dollio odo ma(r) tiro. menbrando lora che dio ue(n)- gno auoi. Cassio troppo dimoro aulente lena par chio pera. euoi mip(er)derete. adunque bella sebe- ne miuolete. guardate chio no(n) mora inuostra spera. |
Vostro amor è che mi tene in disio e donami speranza con gran gioia, ch'eo non curo s'io dollio od ò martiro membrando l'ora ched io vengno a voi, ca,·ss'io troppo dimoro, aulente lena, par ch'io pera, e voi mi perderete; adunque, bella, se bene mi volete, guardate ch'io non mora in vostra spera. |
IV | IV |
[I] nuostra spera uiuo do(n)na mia. elomio core adesso auoi dima(n)do. elora tardi mipare chesia. chefi- no amore auostro core mima(n)do. Eguardo te(m)po chemisia a piace re. espanda lemie uele i(n)ueruoi rosa. eprendo porto laoue siripo sa. lomeo core aluostro inse(n)gna mento. |
In vostra spera vivo, donna mia, e lo mio core adesso a voi dimando, e l'ora tardi mi pare che sia che fino amore a vostro core mi mando. E guardo tempo che mi sia a piacere e spanda le mie vele inver' voi, rosa, e prendo porto là ove si riposa lo meo core al vostro insegnamento, |
V | V |
[M] ia canzonetta porta esti co(m)pia(n) ti. aquella ca(n)bailia lomeo core. ele mie pene co(n)tale dauanti. edille comeo moro p(er)suo amore. Ema(n)dimi p(er)suo messagio adire. comio conforti lamore chilei porto.esio uerlei feci alcuno t torto. donimi penitenza alsuo uolere. |
Mia canzonetta, porta esti compianti a quella c'à 'n bailïa lo meo core e le mie pene contale davanti, e dille com'eo moro per suo amore; e mandimi per suo messagio a dire com'io conforti l'amore ch'i·llei porto; e, s'io ver' lei feci alcuno torto, donimi penitenza al suo volere. |
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Qvi cominciano cançone dim(esser) Piero delle Uigne.
A MORE in cui disio et ho sperança |
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H or potesseo venire ad voi amorosa Come el ladrone ascoso et no(n) paresse Ben lomi terria ingioia aduenturosa Se lamor tanto diben mifacesse Si bel parlante do(n)na co(n) voi fora Et direi como vamai lungamente Piu che Pyrramo Tisbe dolçemente Et ameraggio infin cheo viuo anchora |
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V ostro amore mitiene in tal disio Et donami sperança con gran gioia Cheo no(n) curo sio doglio o ho martyro Membrando lhora cheo uegno ad voi Che siotroppo [troppo] dimoro aulente lena Par chio pera (et) voi miperderete Adunq(ue) bella se ben mi uolete Guardate chio non mora in vostra spena |
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I N vostra spera viuo don(n)a mia Et lomio core adesso ad voi demando (et) lhora tardi mi pare che sia Che fino amore ad vostro cor mimando Et guardo tempo che misia a piacere Et spanda lemia uele in ver voi rosa (et) prendo porto laoue si riposa Lo meo core allo uostro insegnamento. |
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M Ia canzonetta porta esti compianti Ad quella che in balia ha lo meo core Et lemie pene contale dauanti Et dille comeo moro p(er) suo amore (et) mandami persuo messaggio addire Comio conforti lamor chio lei porto Et sio ver lei feci alcuno torto Donimi penitentia alsuo volire. |
I | I |
Qvi cominciano cançone dim(esser) Piero delle Uigne.
A MORE in cui disio et ho sperança |
Qui cominciano cançone di Messer Piero delle Vigne Amore, in cui disio et ho sperança, di voi, bella, m'à dato guiderdone; guardomi infinc che vegna la speranza pure aspectando buon tempo et stagione. Come huom che è in mare et ha speme di gire, quando vede lo tempo, et ello spanna et giamai la speranza no·llo inganna, così faccio io, madonna, in voi venire. |
II | II |
H or potesseo venire ad voi amorosa Come el ladrone ascoso et no(n) paresse Ben lomi terria ingioia aduenturosa Se lamor tanto diben mifacesse Si bel parlante do(n)na co(n) voi fora Et direi como vamai lungamente Piu che Pyrramo Tisbe dolçemente Et ameraggio infin cheo viuo anchora |
Hor potess'eo venire ad voi, amorosa, come el ladrone ascoso, et non paresse: ben lo mi terria in gioia adventurosa se l'Amor tanto di ben mi facesse. Sì bel parlante, donna, con voi fora et direi como v'amai lungamente più che Pyrramo Tisbe dolçemente, et ameraggio infin ch'eo vivo anchora. |
III | III |
V ostro amore mitiene in tal disio Et donami sperança con gran gioia Cheo no(n) curo sio doglio o ho martyro Membrando lhora cheo uegno ad voi Che siotroppo [troppo] dimoro aulente lena Par chio pera (et) voi miperderete Adunq(ue) bella se ben mi uolete Guardate chio non mora in vostra spena |
Vostro amore mi tiene in tal disio et donami sperança con gran gioia, ch'eo non curo s'io doglio o ho martyro membrando l'hora ch'eo vegno ad voi, che, s'io troppo dimoro, aulente lena, par ch'io pera, et voi mi perderete; adunque, bella, se ben mi volete, guardate ch'io non mora in vostra spena. |
IV | IV |
I N vostra spera viuo don(n)a mia Et lomio core adesso ad voi demando (et) lhora tardi mi pare che sia Che fino amore ad vostro cor mimando Et guardo tempo che misia a piacere Et spanda lemia uele in ver voi rosa (et) prendo porto laoue si riposa Lo meo core allo uostro insegnamento. |
In vostra spera vivo, donna mia, et lo mio core adesso ad voi demando, et l'hora tardi mi pare che sia che fino amore ad vostro cor mi mando. et guardo tempo che mi sia a piacere et spanda le mia vele inver' voi, rosa, et prendo porto là ove si riposa lo meo core allo vostro insegnamento. |
V | V |
M Ia canzonetta porta esti compianti Ad quella che in balia ha lo meo core Et lemie pene contale dauanti Et dille comeo moro p(er) suo amore (et) mandami persuo messaggio addire Comio conforti lamor chio lei porto Et sio ver lei feci alcuno torto Donimi penitentia alsuo volire. |
Mia canzonetta, porta esti compianti ad quella che in balïa ha lo meo core et le mie pene contale davanti, et dille com'eo moro per suo amore; et mandami per suo messaggio a·ddire com'io conforti l'amor ch'io lei porto; et, s'io ver' lei feci alcuno torto, donimi penitentia al suo volire. |
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Qui cominciano Canzone di messer Piero delle uigne [A] More in cui disio et ho fidanza Di uoi bella mha dato guider done Guardomi in fin che uegna la speranza Pure aspectando bon tempo et stagione Come huomo che e in mare et ha speme di gire Quando vede lo tempo et ello spanna Et giamai la speranza no(n) lo inganna Cosi faccio madonna in uoi uenire |
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H or potessio uenire ad uoi amorosa Come il ladrone ascoso et no(n) paresse Ben lomi terria in gioia aduenturosa Se l amor tanto di ben mi facesse Si ben parlante do(n)na co(n) uoi fora Et direi come uamai lungamente Piu che Pyrramo Tisbe dolzeme(n)te Et ameraggio in fin che uiuo ancora |
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V ostro amore mi tiene in tal disio Et donami speranza co(n) gra(n) gioia Cheo no(n) curo sio doglio o ho martyro Membrando lhora cheo uegno ad uoi Che sio troppo dimoro aulente lena Par chio pera et uoi mi perderete Adunq(ue) bella si ben mi uolete Guardate chio no(n) mora in uostra spera |
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I n uostra spera uiuo do(n)na mia Et lo mio core adesso aduoi dima(n)do Et lhora tardi mi pare che sia Che fno amor ad uostro cor mi ma(n)do Et guardo tempo che mi sia ad piacere Et spanda le mie uele in uer uoi rosa Et prendo porto la oue se riposa Lo meo core allo uostro jnsegname(n)to |
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M ia canzonetta porta esti compianti Ad quella ch(e) in balia ha lo meo core Et le mie pene contale dauanti Et dilli comeo moro p(er) suo amore Et mandami p(er) suo messaggio ad dire Comio conforti lamor chio lei porto Et sio uer lei feci alcuno torto Donimi penitenza al suo uolere |
I | I |
Qui cominciano Canzone di messer Piero delle uigne [A] More in cui disio et ho fidanza Di uoi bella mha dato guider done Guardomi in fin che uegna la speranza Pure aspectando bon tempo et stagione Come huomo che e in mare et ha speme di gire Quando vede lo tempo et ello spanna Et giamai la speranza no(n) lo inganna Cosi faccio madonna in uoi uenire |
Qui cominciano canzone di messere Piero delle Vigne Amore, in cui disio et ho fidanza, di voi, bella, m'ha dato guiderdone, guardomi infin che vegna la speranza, pure aspectando bon tempo et stagione. Come huomo che è in mare et ha speme di gire, quando vede lo tempo, et ello spanna et giamai la speranza non lo inganna, così facc'io, madonna, in voi venire. |
II | II |
H or potessio uenire ad uoi amorosa Come il ladrone ascoso et no(n) paresse Ben lomi terria in gioia aduenturosa Se l amor tanto di ben mi facesse Si ben parlante do(n)na co(n) uoi fora Et direi come uamai lungamente Piu che Pyrramo Tisbe dolzeme(n)te Et ameraggio in fin che uiuo ancora |
Hor potess'io venire ad voi, amorosa, come il ladrone ascoso, et non paresse: ben lo mi terria in gioia adventurosa se l'Amor tanto di ben mi facesse. Sì ben parlante, donna, con voi fora et direi come v'amai lungamente più che Pyrramo Tisbe dolzemente, et ameraggio infin ch'eo vivo ancora. |
III | III |
V ostro amore mi tiene in tal disio Et donami speranza co(n) gra(n) gioia Cheo no(n) curo sio doglio o ho martyro Membrando lhora cheo uegno ad uoi Che sio troppo dimoro aulente lena Par chio pera et uoi mi perderete Adunq(ue) bella si ben mi uolete Guardate chio no(n) mora in uostra spera |
Vostro amore mi tiene in tal disio et donami speranza con gran gioia, ch'eo non curo s'io doglio o ho martyro membrando l'hora ch'eo vegno ad voi, che, s'io troppo dimoro, aulente lena, par ch'io pera, et voi mi perderete; adunque, bella, si ben mi volete guardate ch'io non mora in vostra spera. |
IV | IV |
I n uostra spera uiuo do(n)na mia Et lo mio core adesso aduoi dima(n)do Et lhora tardi mi pare che sia Che fino amor ad uostro cor mi ma(n)do Et guardo tempo che mi sia ad piacere Et spanda le mie uele in uer uoi rosa Et prendo porto la oue se riposa Lo meo core allo uostro jnsegname(n)to |
In vostra spera vivo, donna mia, et lo mio core adesso ad voi dimando, et l'hora tardi mi pare che sia che fino amor ad vostro cor mi mando. Et guardo tempo che mi sia ad piacere et spanda le mie vele inver' voi, rosa, et prendo porto là ove se riposa lo meo core allo vostro jnsegnamento. |
V | V |
M ia canzonetta porta esti compianti Ad quella ch(e) in balia ha lo meo core Et le mie pene contale dauanti Et dilli comeo moro p(er) suo amore Et mandami p(er) suo messaggio ad dire Comio conforti lamor chio lei porto Et sio uer lei feci alcuno torto Donimi penitenza al suo uolere |
Mia canzonetta, porta esti compianti ad quella che in balïa ha lo meo core et le mie pene contale davanti, et dilli com'eo moro per suo amore; et mandami per suo messaggio ad dire com'io conforti l'amor ch'io lei porto; et, s'io ver' lei feci alcuno torto donimi penitenza al suo volere, |
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Qui cominciano canzone di M(esser) Piero delle VIGNE A MORE in cui disio (et) ho speranza di uoi bella ma dato guiderdone guardomi infin che uegna la speranza pu(r)e aspettando buon tempo (et) stagione come huomo che è in mare (et) ha speme di gire quando uede lo tempo (et) ello spanna (et) giamai la speranza non lo inganna cosi faccio io Madonna in uoi uenire |
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H or potesseo uenire ad uoi Amorosa come el ladrone ascoso (et) non paresse benlo mi terria in gioia aduenturosa se lamor tanto di ben mi facesse si bel parlante Donna con uoi fora (et) direi como uamai longhamente piu che Pyrramo Thisbe dolcemente (et) ameraggio infin cheo uiuo ancora |
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V ostro Amore mitiene in tal disio (et) donami speranza con gran gioia cheo non curo sio doglio o ho martyro membrando lhora cheo uegno ad uoi che sio troppo dimoro aulente lena par chio pera (et) uoi mi perderete adunq(ue) bella se ben mi uolete guardate chio non mora in uostra spera |
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I n uostra spera uiuo Donna mia (et) lo mio core adesso ad uoi dimando (et) lhora tardi mi pare che sia che fino Amore ad uostro cor mi mando (et) guardo tempo che mi sia ad piacere (et) spanda Le mie uele in uer uoi rosa (et) prendo porto La oue si riposa Lo meo core allo uostro insegnamento |
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M ia canzonetta porta esti compianti ad quella che in balia ha lo meo core (et) le mie pene contale dauanti (et) dille comeo moro per suo Amore (et) mandami per suo messaggio ad dire comio conforti Lamor chio lei porto (et) sio uer lei feci alcuno torto donimi penitenza al suo uolere |
I | I |
Qui cominciano canzone di M(esser) Piero delle VIGNE A MORE in cui disio (et) ho speranza di uoi bella ma dato guiderdone guardomi infin che uegna la speranza pu(r)e aspettando buon tempo (et) stagione come huomo che è in mare (et) ha speme di gire quando uede lo tempo (et) ello spanna (et) giamai la speranza non lo inganna cosi faccio io Madonna in uoi uenire |
Qui cominciano canzone di Messer Piero delle Vigne Amore, in cui disio et ho speranza, di voi, bella, m'à dato guiderdone; guardomi infin che vegna la speranza, pure aspettando buon tempo et stagione. Come huomo che è in mare et ha speme di gire, quando vede lo tempo, et ello spanna et giamai la speranza non lo inganna, così faccio io, madonna in voi venire. |
II | II |
H or potesseo uenire ad uoi Amorosa come el ladrone ascoso (et) non paresse benlo mi terria in gioia aduenturosa se lamor tanto di ben mi facesse si bel parlante Donna con uoi fora (et) direi como uamai longhamente piu che Pyrramo Thisbe dolcemente (et) ameraggio infin cheo uiuo ancora |
Hor potess'eo venire ad voi, amorosa, come el ladrone ascoso, et non paresse: ben lo mi terria in gioia adventurosa se l'Amor tanto di ben mi facesse. Sì bel parlante, donna, con voi fora et direi como v'amai longhamente più che Pyrramo Thisbe dolcemente, et ameraggio infin ch'eo vivo ancora. |
III | III |
V ostro Amore mitiene in tal disio (et) donami speranza con gran gioia cheo non curo sio doglio o ho martyro membrando lhora cheo uegno ad uoi che sio troppo dimoro aulente lena par chio pera (et) uoi mi perderete adunq(ue) bella se ben mi uolete guardate chio non mora in uostra spera |
Vostro Amore mi tiene in tal disio et donami speranza con gran gioia, ch'eo non curo s'io doglio o ho martyro membrando l'hora ch'eo vegno ad voi, che, s'io troppo dimoro, aulente lena, par ch'io pera, et voi mi perderete; adunque, bella, se ben mi volete, guardate ch'io non mora in vostra spera. |
IV | IV |
I n uostra spera uiuo Donna mia (et) lo mio core adesso ad uoi dimando (et) lhora tardi mi pare che sia che fino Amore ad uostro cor mi mando (et) guardo tempo che mi sia ad piacere (et) spanda Le mie uele in uer uoi rosa (et) prendo porto La oue si riposa Lo meo core allo uostro insegnamento |
In vostra spera vivo, donna mia, et lo mio core adesso ad voi dimando, et l'hora tardi mi pare che sia che fino amore ad vostro cor mi mando. Et guardo tempo che mi sia ad piacere et spanda le mie vele inver' voi, rosa, et prendo porto là ove si riposa lo meo core allo vostro insegnamento. |
V | V |
M ia canzonetta porta esti compianti ad quella che in balia ha lo meo core (et) le mie pene contale dauanti (et) dille comeo moro per suo Amore (et) mandami per suo messaggio ad dire comio conforti Lamor chio lei porto (et) sio uer lei feci alcuno torto donimi penitenza al suo uolere |
Mia canzonetta, porta esti compianti ad quella che in balia ha lo meo core et le mie pene contale davanti, et dille com'eo moro per suo amore; et mandami per suo messaggio ad dire com'io conforti l'amor ch'io lei porto; et, s'io ver' lei feci alcuno torto, donimi penitenza al suo volere. |
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xxxviij. piero deleuingne A Amore jnchui disio edosperanza. diuoi bella madato guiderdone. eguardo mi jnfino cheuengna lasperanza. puraspetando buono temppo esta gione. Comomo cheimare edaspene digire. equando vede iltemppo edello spanna. egiamai lasperanza nolonganna. cosi faccio madon(n)a jnuoi uenire. |
![]() |
O r potesseo uenire auoi amorosa. come lolarone ascoso enomparesse. bello mite ria jngioia auenturusa. selamore tamto bene mifaciesse. Sibello parlante do n(n)a comuoi fora. edirei com(m)o uamai lungiamente. piu ca triamo tisbia dolze me nte . edameragio jnfino chio uiuo ancora. |
![]() |
V ostro amore chemitiene jndisio. edonami speranza congrangioia. chio no(n)chu ro sio dolglio odo martiro. membrando lora chedio uengno auoi. Cassio troppo dimo ro aulente lena parchio pera. euoi mip(er)derete. adunque bella sebene mi uolete. guardate chio no(n)mora jnuostra spera. |
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I N uostra spera uiuo donna mia. elo mio core adesso auoi dimando. elora tardi mi pare chesia. chefino amore auostro core mimanda. Eguardo temppo chemisia apiaciere. espanda lemieuele jnueruoi rosa. eprendo portto laoue siriposa. lomio core aluostro jnsengnamento. |
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M ia canzonetta portta esti compianti. aquella camballia lomio core. elemie pene contale dauanti. edille comio moro p(er)sua more. Emandimi p(er) suo messa gio adire. comio comfortti lamore chilei portto. esio uerllei feci alchuno tortto. donimi penitenza alsuo uolire. |
I | I |
piero deleuingne A more jnchui disio edosperanza. diuoi bella madato guiderdone. eguardo mi jnfino cheuengna lasperanza. puraspetando buono temppo esta gione. Comomo cheimare edaspene digire. equando vede iltemppo edello spanna. egiamai lasperanza nolonganna. cosi faccio madon(n)a jnuoi uenire. |
Piero de le Vigne Amore, jn chui disio ed ò speranza, di voi, bella, m'à dato guiderdone; e guardomi jnfino che vengna la speranza. pur aspetando buono temppo e stagione. Com'omo ch'è i'mare ed à spene di gire, e quando vede il temppo, ed ello spanna e giamai la speranza no lo 'nganna, così facc'io, madonna, jn voi venire. |
II | II |
O r potesseo uenire auoi amorosa. come lolarone ascoso enomparesse. bello mite ria jngioia auenturusa. selamore tamto bene mifaciesse. Sibello parlante do n(n)a comuoi fora. edirei com(m)o uamai lungiamente. piu ca triamo tisbia dolze me nte. edameragio jnfino chio uiuo ancora. |
Or potess'eo venire a voi, amorosa, come lo larone ascoso e nom paresse: bello mi teria jn gioia aventurusa se l'Amore tamto bene mi faciesse. Sì bello parlante, donna, com voi fora e direi commo v'amai lungiamente più ca Trïamo Tisbia dolzemente ed ameragio jnfino ch'io vivo ancora. |
III | III |
V ostro amore chemitiene jndisio. edonami speranza congrangioia. chio no(n)chu ro sio dolglio odo martiro. membrando lora chedio uengno auoi. Cassio troppo dimo ro aulente lena parchio pera. euoi mip(er)derete. adunque bella sebene mi uolete. guardate chio no(n)mora jnuostra spera. |
Vostro amor'è che mi tiene jn disio e donami speranza con gran gioia, ch'io non churo s'io dolglio od ò martiro membrando l'ora ched'io vengno a voi, ca, ·ss'io troppo dimoro, aulente lena, par ch'io pera, e voi mi perderete; adunque, bella, se bene mi volete, guardate ch'io non mora jn vostra spera. |
IV | IV |
I nuostra spera uiuo donna mia. elomio core adesso auoi dimando. elora tardi mi pare chesia. chefino amore auostro core mimanda. Eguardo temppo chemisia apiaciere. espanda lemieuele jnueruoi rosa. eprendo portto laoue siriposa. lomio core aluostro jnsengnamento. |
In vostra spera vivo, donna mia, e lo mio core adesso a voi dimando, e l'ora tardi mi pare che sia che fino amore a vostro core mi manda. E guardo tempo che mi sia a piaciere e spanda le mie vele jnver' voi, rosa, e prendo portto là ove si riposa lo mio core al vostro jnsengnamento. |
V | V |
M ia canzonetta portta esti compianti. aquella camballia lomio core. elemie pene contale dauanti. edille comio moro p(er)sua more. Emandimi p(er) suo messa gio adire. comio comfortti lamore chilei portto. esio uerllei feci alchuno tortto. donimi penitenza alsuo uolire. |
Mia canzonetta, portta esti compianti a quella ch'à 'm ballïa lo mio core e le mie pene contale davanti, e dille com'io moro per su' amore; e mandimi per suo messagio a dire com'io comfortti l'amore ch'i' lei portto; e, s'io ver·llei feci alchuno torto, donimi penitenza al suo volire. |
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MESSER PIERO DELLE VIGNE Segretario di Federigo seco(n)do Imp(er)atore. Amore in cui disio (et) ho spera(n)za Di uoi bella mha dato guidardone Guardomi in fin ch(e) uegna la sp(er)anza Pure aspettando buon tempo (et) stagione Come homo ch(e) e in mare (et) ha speme di gire Q(ua)n(do) uede lo tempo et ello spanna Et gia mai la sp(er)anza nonlo inganna Cosi faccio io madonna in uoi uenire |
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Hor potesseo uenire ad uoi amorosa Comelladrone ascoso (et) no(n) par epso Benlomi terria in gioia aduenturosa Selamor tanto di ben mi facesse Sibel parlante donna con uoi fora Et direi come uamai longame(n)te Piu ch(e) Pyrramo Tysbe dolceme(n)te Et ameraggio in fin cheo uiuo ancora |
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U (ost)ro amore mi tiene in tal disio Et donami sp(er)anza con gran gioia cheo no(n) curo sio doglio o ho martire Membrando lhora cheo uegno aduoi Che sio troppo dimoro aulenti lena Par chio p(er)a (et) uoi mi perderete Adunque bella se ben mi uolete Guardate chio no(n) mora in u(ost)ra sp(er)a. |
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I n u(ost)ra sp(er)a uiuo donna mia Et lo mio core adesso ad uoi dimando Et lhora tardi mi pare ch(e) sia Ch(e) fino amore u(ost)ro core mi manda Et guardo tempo ch(e) mi sia ad piacere Et spanda le mie uele in uer uoi rosa Et prendo porto laoue si riposa Lo meo core allo u(ost)ro insegnamento |
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Mia canzonetta porta esti compianti A quella che in balia ha lo meo core Et le mie pene co(n)tale dauanti Et dille comeo moro p(er) suo amore Et mandami p(er) suo messaggio adire Comio conforti lamor chio lei porto Et sio uer lei feci alcuno torto Donimi penitenza al suo uolere |
I | I |
MESSER PIERO DELLE UIGNE Segretario di Federigo seco(n)do Imp(er)atore. Amore in cui disio (et) ho spera(n)za Di uoi bella mha dato guidardone Guardomi in fin ch(e) uegna la sp(er)anza Pure aspettando buon tempo (et) stagione Come homo ch(e) e in mare (et) ha speme di gire Q(ua)n(do) uede lo tempo et ello spanna Et gia mai la sp(er)anza nonlo inganna Cosi faccio io madonna in uoi uenire |
Messer Piero delle Vigne Segretario di Federigo secondo Imperatore Amore, in cui disio et ho speranza, di voi, bella, m'ha dato guidardone; guardomi infin che vegna la speranza, pure aspettando buon tempo et stagione. Come homo che è in mare et ha speme di gire, quando vede lo tempo, et ello spanna et giamai la speranza non lo inganna così faccio io, madonna, in voi venire. |
II | II |
Hor potesseo uenire ad uoi amorosa Comelladrone ascoso (et) no(n) par epso Benlomi terria in gioia aduenturosa Selamor tanto di ben mi facesse Sibel parlante donna con uoi fora Et direi come uamai longame(n)te Piu ch(e) Pyrramo Tysbe dolceme(n)te Et ameraggio in fin cheo uiuo ancora |
Hor potess'eo venire ad voi, amorosa, come 'l ladrone ascoso, et non par epso: ben lo mi terria in gioia adventurosa se l'Amor tanto di ben mi facesse. Sì bel parlante, donna, con voi fora et direi come v'amai longamente più che Pyrramo Tysbe dolcemente, et ameraggio infin ch'eo vivo ancora. |
III | III |
U (ost)ro amore mi tiene in tal disio Et donami sp(er)anza con gran gioia cheo no(n) curo sio doglio o ho martire Membrando lhora cheo uegno aduoi Che sio troppo dimoro aulenti lena Par chio p(er)a (et) uoi mi perderete Adunque bella se ben mi uolete Guardate chio no(n) mora in u(ost)ra sp(er)a. |
Vostro amore mi tiene in tal disio et donami speranza con gran gioia, ch'eo non curo s'io doglio o ho martire membrando l'hora ch'eo vegno ad voi, che, s'io troppo dimoro, aulenti lena, par ch'io pera, et voi mi perderete; adunque, bella, se ben mi volete, guardate ch'io non mora in vostra spera. |
IV | IV |
I n u(ost)ra sp(er)a uiuo donna mia Et lo mio core adesso ad uoi dimando Et lhora tardi mi pare ch(e) sia Ch(e) fino amore u(ost)ro core mi manda Et guardo tempo ch(e) mi sia ad piacere Et spanda le mie uele in uer uoi rosa Et prendo porto laoue si riposa Lo meo core allo u(ost)ro insegnamento |
In vostra spera vivo, donna mia, et lo mio core adesso ad voi dimando, et l'hora tardi mi pare che sia che fino amore vostro core mi manda. Et guardo tempo che mi sia ad piacere et spanda le mie vele inver' voi, rosa, et prendo porto là ove si riposa lo meo core allo vostro insegnamento. |
V | V |
Mia canzonetta porta esti compianti A quella che in balia ha lo meo core Et le mie pene co(n)tale dauanti Et dille comeo moro p(er) suo amore Et mandami p(er) suo messaggio adire Comio conforti lamor chio lei porto Et sio uer lei feci alcuno torto Donimi penitenza al suo uolere |
Mia canzonetta, porta esti compianti a quella che in balïa ha lo meo core et le mie pene contale davanti, et dille com'eo moro per suo amore; et mandami per suo messaggio a dire com'io conforti l'amor ch'io lei porto; et, s'io ver' lei feci alcuno torto, donimi penitenza al suo volere. |
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petro da laui(n)gna. R(espondens). Pero chamore no se po uedere eno si trata corporalme(n)te. manti ne son de si fole sapere che credeno chamor sia nie(n)te. ma po chamore si façe sentere dentro dalcor signorezar la zente molto mazore presio de auere che sel uedesse(n) uesibelleme(n)te. P(er) la uertute de la calamita. como lo ferro atra no se uede ma si lo tira signoriuelme(n)te e q(ue)sta cosa a credere men uita chamore sia e dame grande fede che tutor sia creduto fra lazente |
petro da laui(n)gna. R(espondens). Pero chamore no se po uedere eno si trata corporalme(n)te. manti ne son de si fole sapere che credeno chamor sia nie(n)te. ma po chamore si façe sentere dentro dalcor signorezar la zente molto mazore presio de auere che sel uedesse(n) uesibelleme(n)te. P(er) la uertute de la calamita. como lo ferro atra no se uede ma si lo tira signoriuelme(n)te e q(ue)sta cosa a credere men uita chamore sia e dame grande fede che tutor sia creduto fra lazente |
Petro da la Vingna. Respondens Però ch'Amore no se pò vedere e no si trata corporalmente, manti ne son de sì fole sapere che credeno ch'Amor sia nïente. Ma po' ch'Amore si façe sentere dentro dal cor signorezar la zente, molto mazore presio de' avere che se 'l vedessen vesibellemente. Per la vertute de la calamita como lo ferro atra no se vede, ma sì lo tira signorivelmente; e questa cosa a credere me 'nvita ch'Amore sia, e dàme grande fede che tutor sia creduto fra la zente. |
I
Poi tanta caunoscenza
e compimento di tutte bellore
senza mancare natura li à dato,
no mi ven mai increnscenza
penare lungamente per suo amore:
quanto più peno e più serò inalzato,
in del suo gran valere,
a cui son tutto dato
e infiammato di sì bon volere,
com'albore che d'ellera è sorpreso.
II
Lo veder mi sotrasse
sì come il ferro fa la calamita,
sì m'è viso ch'Amor mi sotraggesse;
parse che mi furasse
subitamente cor e corpo e vita,
ch'eo non son mio quanto un ago pungesse.
Inn-Amore ò dato tutto mio pensare
e 'n sua subiezione,
ch'eo sono innamorato
ed alterato di mia oppinione,
che eo vo al morire e paremi ben fare.
III
Son menato per forza
ed eo medesmo mi meno al morire,
ed esser la mia morte e non vedere!
Non ò tanta di possa
né di valor ch'eo isforzi 'l meo disire,
così m'à tolto Amore ogne podere:
di ciò mi dono gran confortamento
contra lo meo penare,
che son da·llei amato
e incuminciato m'àve a meritare:
bon fine aspetta bon cominciamento.
IV
Sì alta cominanza
Amor m'àve donato d'avenire,
per ch'eo più aquisti ch'eo non ò mertato;
non giocai in fallanza,
che sovente ved'omo adovenire
amare fortemente e non è amato;
poi ell'à tanto di caunoscimento
d'Amor che la 'ntendenza
più mi fa ralegrare,
come de' fare chi sì ben comenza,
quant'àpiù le donne insegnamento.
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Notaro Giachomo dalentino.
P Oi tanta canoscença aco(m)pime(n)to ditutto bellore sença ma(n)chare natura
gliadato Nome uen(n)e jncrescença penare lungamente persuamore quanto piu peno piu saro inalçato Jnsigran sicurança amor ma messo elsuo gran ualore dichui sonnamorato edinfiammato di suben uolere cho malbore che dellere son preso. |
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Loueder misottrasse comel ferro fa lacalamita chosi parue chamor misot traesse. Parue chem(m)e sottrasse subitamente chore corpo euita cheo nonson meo quantunagho pungiesse. Ennamar messo tuttol meo pensare ensua sug geççione acchui sono tuttor dato ennaltero di mia oppinione cheuolglio morire e parmme ben fare. |
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Somene atal morire perforça edeo medesimo micinuio elamia morte me fara uedere Nono tanto dardire cheo potesse sforçar lomeo disio chello matolto amore onne podere. decio midona gran confortamento chontra lomeo penare chio son dallei amato ecominciato mae ameritare bon fine aspecta bon chominciamento. |
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Sì alta incomi(n)cialgla amor ma onorato diuenire chonpiu daquistato no no meritato Non ma giochato afalgla come souente ueio me auenire amare fortemente e noe amato. Ma illei etanto dichanoscime(n)to edamore chelantença p(er)me fa rallegrare sicome defare chi siben chomi(n)cia chome a piu deledonne insengnamento, |
I | I |
Notaro Giachomo dalentino.
P Oi tanta canoscença aco(m)pime(n)to ditutto bellore sença ma(n)chare natura
gliadato Nome uen(n)e jncrescença penare lungamente persuamore quanto piu peno piu saro inalçato Jnsigran sicurança amor ma messo elsuo gran ualore dichui sonnamorato edinfiammato di suben uolere cho malbore che dellere son preso. |
Notaro Giachomo da Lentino Poi tanta canoscença a compimento di tutto bellore sença manchare natura gli à dato, no me venne jn crescença penare lungamente per su' amore: quanto più peno più sarò inalçato. Jn sì gran sicurança Amor m'à messo e'l suo gran valore di chui so' 'nnamorato ed infiammato di su' ben volere, chom'albore che d'ellere son preso. |
II | II |
Loueder misottrasse comel ferro fa lacalamita chosi parue chamor misot traesse. Parue chem(m)e sottrasse subitamente chore corpo euita cheo nonson meo quantunagho pungiesse. Ennamar messo tuttol meo pensare ensua sug geççione acchui sono tuttor dato ennaltero di mia oppinione cheuolglio morire e parmme ben fare. |
Lo veder mi sottrasse com'el ferro fa la calamita, chosì parve ch'Amor mi sottraesse; parve che·mme sottrasse subitamente chor e corpo e vita, ch'eo non son meo quant'un agho pungiesse. Enn-amar mess'ò tutto'l meo pensare e 'n sua suggeççione, a·cchui sono tuttor dato ennaltero di mia oppinione, ch'e'volglio morire e parmme ben fare. |
III | III |
Somene atal morire perforça edeo medesimo micinuio elamia morte me fara uedere Nono tanto dardire cheo potesse sforçar lomeo disio chello matolto amore onne podere. decio midona gran confortamento chontra lomeo penare chio son dallei amato ecominciato mae ameritare bon fine aspecta bon chominciamento. |
So' mene a tal morire per força ed eo medesimo mi c'invio e la mia morte me farà vedere! Non ò tanto d'ardire ch'eo potesse sforçar lo meo disio, ch'ello m'à tolto Amore onne podere: de ciò mi dona gran confortamento chontra lo meo penare, ch'io sono da·llei amato e cominciato m'àe a meritare: bon fine aspecta bon chominciamento. |
IV | IV |
Sì alta incomi(n)cialgla amor ma onorato diuenire chonpiu daquistato no no meritato Non ma giochato afalgla come souente ueio me auenire amare fortemente e noe amato. Ma illei etanto dichanoscime(n)to edamore chelantença p(er)me fa rallegrare sicome defare chi siben chomi(n)cia chome a piu deledonne insengnamento. |
Sì alta incomincialgla Amor m'à onorato di venire, chon più d'aquistato non ò meritato; non m'à giochato a falgla, come sovente veio me avenire amare fortemente e no è amato; ma i·llei è tanto di chanoscimento e d'amore che la 'ntença per me fa rallegrare, sì come de' fare chi sì ben chomincia, chome à più de le donne insengnamento. |
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Mess(er) jacopo mostacci di pisa. P Oi tanta caunoscença. econpim(en)to di tucte bellore. sença mancare natu ra lia dato. Nomi uen mai increscença. penare lungamente p(er) suo amore. quanto piu peno epiu sero inalçato. Jnsi gran sicurança. amor ma mi so indelsuo gran ualore acui son tuc to dato einfiammato disi bon uo lere comalbore ke dellera esor preso. |
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lo ueder mi sotrasse si come il ferro fa la calamita cosi me uiso camor mi sotragesse. parse kemi furasse. subitam(en)te core corpo euita. keo no(n) so(n) mio quanto unago pungesse. Jnnamore odato tucto mio pensare. ensua subiectione. keo so no innamorato edalterato. dimia oppinione. ke eo uo almori re eparemi benfare. |
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Son menato p(er) força edeo medesmo mi meno almorire edesse(re) la mia morte eno(n) uedere. Nono tanta di possa ne diualore keo isforçil meo disire. cosi ma tolto amore ogne podere. dicio mi dono gran confortamento contra lomeo penare. ke sono dallei amato. eincuminciato maue ameritare. bon fine aspecta bon cominciamento. |
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Si alta cominçança amor maue donato da uenire p(er) keo piu aq(ui)sti keo nono mertato. enone amato. Non giocai in fallença ke soue(n)te uedomo adoue(n)ire ama(r)e fortem(en)te Poi ella tanto di caunoscim(en)to damo(r) kela(n)te(n)da(n)ça. piu mi fa raleg(ra) re come de fare. ki si ben com(en)ça. quanta piu dele done insegnamento. |
I | I |
Mess(er) jacopo mostacci di pisa. P Oi tanta caunoscença. econpim(en)to di tucte bellore. sença mancare natu ra lia dato. Nomi uen mai increscença. penare lungamente p(er) suo amore. quanto piu peno epiu sero inalçato. Jnsi gran sicurança. amor ma mi so indelsuo gran ualore acui son tuc to dato einfiammato disi bon uo lere comalbore ke dellera esor preso. |
Messer Jacopo Mostacci di Pisa Poi tanta caunoscença e conpimento di tucte bellore sença mancare natura li à dato, no mi ven mai increscença penare lungamente per suo amore: quanto più peno e più serò inalçato, jn sì gran sicurança amor m'à miso in del suo gran valore, a cui son tucto dato e infiammato di sì bon volere com'albore ke d'ellera è sorpreso. |
II | II |
lo ueder mi sotrasse si come il ferro fa la calamita cosi me uiso camor mi sotragesse. parse kemi furasse. subitam(en)te core corpo euita. keo no(n) so(n) mio quanto unago pungesse. Jnnamore odato tucto mio pensare. ensua subiectione. keo so no innamorato edalterato. dimia oppinione. ke eo uo almori re eparemi benfare. |
Lo veder mi sotrasse sì come il ferro fa la calamita, così m'è viso ch'Amor mi sotragesse; parse ke mi furasse subitamente cor e corpo e vita, ch'eo non son mio quanto un ago pungesse. Jnn-amore ò dato tucto mio pensare e 'n sua subiectione, k'eo sono innamorato ed alterato di mia oppinione, ke eo vo al morire e paremi ben fare. |
III | III |
Son menato p(er) força edeo medesmo mi meno almorire edesse(re) la mia morte eno(n) uedere. Nono tanta di possa ne diualore keo isforçil meo disire. cosi ma tolto amore ogne podere. dicio mi dono gran confortamento contra lomeo penare. ke sono dallei amato. eincuminciato maue ameritare. bon fine aspecta bon cominciamento. |
Son menato per força ed eo medesmo mi meno al morire, ed essere la mia morte e non vedere! non ò di tanta possa né di valore k'eo isforçi 'l meo disire, così m'à tolto Amore ogne podere: di ciò mi dono gran confortamento contra lo meo penare, ke sono da·llei amato e incuminciato m'àve a meritare: bon fine aspecta bon cominciamento. |
IV | IV |
Si alta cominçança amor maue donato da uenire p(er) keo piu aq(ui)sti keo nono mertato. enone amato. Non giocai in fallença ke soue(n)te uedomo adoue(n)ire ama(r)e fortem(en)te Poi ella tanto di caunoscim(en)to damo(r) kela(n)te(n)da(n)ça. piu mi fa raleg(ra) re come de fare. ki si ben com(en)ça. quanta piu dele done insegnamento. |
Sì alta cominçança Amor m'àve donato d'avenire perk'eo più aquisti k'eo non ò mertato; non giocai in fallença, ke sovente ved'omo adovenire amare fortemente e non è amato poi ell'à tanto di caunoscimento d'Amor ke la 'ntendança più mi fa ralegrare, come de' fare ki sì ben comença, quant'à più de le done insegnamento. |
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piero deleuingne P oitanta caonoscienza. ecompimento dituto bellore. sanza mancare na tura ladato. non(n)e mai jncrescienza. penare lungiamente p(er) suo amore. quantio piu peno piu saro nalzato. Jnsi gransi churanza amore mameso. jlosuo grande ualore. achui sono tuto dato. edinfiamato. disibuono amore. comal bero chedellera esorpreso. |
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L ouedere misotrasse. sicome. ilferro fala calamita. cosi me auiso camore miso tragiesse. parue chemifurasse. subita mente core ecorppo euita. chio nonsono mio quanto unago pungiesse. Jnamore odato tuto mio pensare. ensua giuzione. chio sono jnamorato. ealterato. dimia openione. chiouo almorire eparemi bene fare. |
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S ono menato almorire. p(er)forza edimedesimo micinuio. edessere lamia mortte enon uedere. non(n)o tanto ualire. chio possa isforzare lomio disio. cosi matol to amore ogne podere. Dicio midono grande comfortamento. contralo mio penare. chesono dallei amato. ecominciato. maue ameritare. bonfine aspetta lobono cominciamento. |
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S ialta jnconinzalglia. amore maue jnorato dauenire. p(er)che piu aquisto cheno n(n)o meritato. jnon(n)o giucato jnfalglia. che bene souente uedem(m)o auenire. amare forte mente enon(n)essere amato. Poi nella etanto dicanoscimento. damo re chelantenza. epiu mi fa allegrare. come defare. chisi bene jnconenza. qua nta piu deledon(n)e jnsengnamento.
|
I | I |
piero deleuingne P oitanta caonoscienza. ecompimento dituto bellore. sanza mancare na tura ladato. non(n)e mai jncrescienza. penare lungiamente p(er) suo amore. quantio piu peno piu saro nalzato. Jnsi gransi churanza amore mameso. jlosuo grande ualore. achui sono tuto dato. edinfiamato. disibuono amore. comal bero chedellera esorpreso. |
Piero de le Vingne Poi tanta caonoscienza e compimento di tuto bellore sanza mancare natura l'à dato, non n'è mai jncrescienza penare lungiamente per suo amore: quant'io più peno più sarò 'nalzato. Jn sì gran sichuranza amore m'à meso, j'lo suo grande valore, a chui sono tuto dato ed infiamato di sì buono amore, com'albero che d'ellera è sorpreso. |
II | II |
L ouedere misotrasse. sicome. ilferro fala calamita. cosi me auiso camore miso tragiesse. parue chemifurasse. subita mente core ecorppo euita. chio nonsono mio quanto unago pungiesse. Jnamore odato tuto mio pensare. ensua giuzione. chio sono jnamorato. ealterato. dimia openione. chiouo almorire eparemi bene fare. |
Lo vedere mi sotrasse sì come il ferro fa la calamita, così m'è aviso ch'Amore mi sotragiesse; parve che mi furasse subitamente core e corppo e vita, ch'io non sono mio quanto un ago pungiesse. Jn amore ò dato tuto mio pensare e'n sua giuzione, ch'io sono jnamorato e alterato di mia openione ch'io vo' al morire e paremi bene fare. |
III | III |
S ono menato almorire. p(er)forza edimedesimo micinuio. edessere lamia mortte enon uedere. non(n)o tanto ualire. chio possa isforzare lomio disio. cosi matol to amore ogne podere. Dicio midono grande comfortamento. contralo mio penare. chesono dallei amato. ecominciato. maue ameritare. bonfine aspetta lobono cominciamento. |
Sono menato al morire per forza e di mesimo mi c'invio, ed essere la mia mortte e non vedere! Nonn-ò tanto valire ch'io possa isforzare lo mio disio, così m'à tolto Amore ogne podere: di ciò mi dono grande comfortamento contra lo mio penare, che sono da·llei amato e cominciato m'àve a meritare: bon fine aspetta lo bono cominciamento. |
IV | IV |
S ialta jnconinzalglia. amore maue jnorato dauenire. p(er)che piu aquisto cheno n(n)o meritato. jnon(n)o giucato jnfalglia. che bene souente uedem(m)o auenire. amare forte mente enon(n)essere amato. Poi nella etanto dicanoscimento. damo re chelantenza. epiu mi fa allegrare. come defare. chisi bene jnconenza. qua nta piu deledon(n)e jnsengnamento. |
Sì alta jnconinzalglia Amore m'àve jnorato d'avenire, perché più aquisto che nonn-ò meritato; j nonn-ò giucato jn falglia, che bene sovente vedemmo avenire amare fortemente e nonn-essere amato; poi 'n ella è tanto di canoscimento d'Amore che la 'ntenza e più mi fa allegrare, come de' fare chi sì bene jnconenza, quant'à più de le donne jnsengnamento. |
I
Uno piagente sguardo
coralmente m'à feruto,
ond'eo d'Amore sentomi infiamato,
ed è stato uno dardo
pungente e sì forte aguto
che mi passao lo core e m'à 'ntamato.
Or sono in tale mene
e dico: «Oi lasso mene, com' faraggio,
se da madonna mia aiuto nonn-aggio?»
II
Li ochi mei c'incolparo,
che volsero riguardare,
ond'io n'ò riceputo male a torto,
quand'egli s'avisaro
cogl'ochi suo' micidare,
e quegli ochi m'ànno conquiso e morto;
la boca e li denti,
e li gesti piagenti m'àn conquiso
e tute l'altre gioi de lo bel viso.
III
Traditrice ventura
perché mi ci amenasti,
ca io non era ausato a esta partuta?
Volsi partire alora
e tu mi asicurasti,
und'e' al cor aggio una mortal feruta:
non avea miso mente
a lo viso piagente, e poi guardai
in quello punto ed io m'inamorai.
IV
Di quella inamoranza
eo me ne sento tal doglia,
che nulla medicina me non vale,
ancor tegno speranza
che si le muti la voglia
a quella che m'à fatto tanto male:
ancor m'aggia ascondotto,
e' diraggio altro motto, ch'à disdire,
po' ch'ella vederà lo meo servire.
V
Lasso, ch'io so' incapato,
veggiom'i·strana contrata
e son lontano da li miei paesi:
amor m'à impelagato,
furtuna m'è curuciata,
da poi che 'n questi tormenti mi misi.
E io non so ove mi gire:
convenemi sofrire este gran pene,
ca per durare male à l'omo bene.
VI
Se de lo suo parlare
non mi fosse tanto fera,
dicesse alcuna cosa, al meo parere,
solo per confortare
in ciò che mi disispera,
ch'eo mi pugnasse pur di ben servire;
ca, ·ss'io fosse oltramare,
converiami tornare e·sta contrata,
ben faria cento miglia la giornata.
VII
Canzonetta piagente,
poi ch'Amore lo comanda,
non tardare e vanne a la più fina;
saluta l'avenente
e dille ch' «A voi mi manda
un vostro fino amante di Mesina:
mandavi esto cantare,
che vi deggia membrare del suo amore;
mentre che vive è vostro servitore».
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Mess(er) piero dale uigne. Uno piasente isguardo coralmente ma feruto undeo damore sentomi i(n) fiammato ameferio dundardo pungente si forte acuto. ke mi passa lo core ma(n)tuto. Esono intali mene ke dico oi las so mene comfaragio. se da uoi donna mia aiuto nonagio. |
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liochi mei cincolparo. ke uolsero isguardare.p(er)ca(n)no riceputo male ato(r)to Quandelli sauisaro aglochi micidiary. equelli ochi ma(n)no c(on)q(ui)so emo(r)to. Elo uiso auene(n)te elisguardi piace(n)ti ma(n)no c(on)q(ui)so. etucte laltre gioi de lo bel uiso. |
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Traditrice uentura p(er) ke mici menasti no nera mai usato i(n)esta pa(r)tuta. pensai partire allora etu masicurasti. unde alcore agio mo(r)tal feruta. Nonauea miso mente aluiso piacente. epoi guardai inquel pu(n)c to edio minamorai. |
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Diquella innamorança eo mi sento tal dollia. ke nulla medicina me no(n) uale. Ancor tegno sperança. ke sile muti uollia. aquella ke ma facto ta(n)to male. Ancor magia sconducto. eo diragio altro mocto. ka disdire poi ke la uedra lomeo seruire. |
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Sedelo suo parlare no mi fosse tanto fera. dicesse alcuna cosa almio parere. Solo p(er) confortare incio ke mi dispera. keo pugnasse pur diben s(er)ui(r)e. ke seo fosse oltramare. conueriami tornare. aesta contrata. ben faria cento millia la giornata. |
I | I |
Mess(er) piero dale uigne. Uno piasente isguardo coralmente ma feruto undeo damore sentomi i(n) fiammato ameferio dundardo pungente si forte acuto ke mi passa lo core ma(n)tuto. Esono intali mene ke dico oi las so mene comfaragio. se da uoi donna mia aiuto nonagio. |
Messer Piero da le Vigne Uno piasente isguardo coralmente m'à feruto, und'eo d'Amore sentomi infiammato, a me ferìo d'un dardo pungent'e sì forte acuto ke mi passa lo cor e m'à 'n tuto. E sono in tali mene ke dico: «Oi lasso mene, com' faragio, se da voi, donna mia, aiuto non agio?» |
II | II |
liochi mei cincolparo. ke uolsero isguardare.p(er)ca(n)no riceputo male ato(r)to Quandelli sauisaro aglochi micidiary. equelli ochi ma(n)no c(on)q(ui)so emo(r)to. Elo uiso auene(n)te elisguardi piace(n)ti ma(n)no c(on)q(ui)so. etucte laltre gioi de lo bel uiso. |
Li ochi mei c'incolparo, ke volsero isguardare, perch'ànno riceputo male a torto, quand'elli s'avisaro agli'ochi micidiary, e quelli ochi m'ànno conquiso e morto; e lo viso avenente, e li sguardi piacenti m'ànno conquiso e tucte l'altre gioi' de lo bel viso. |
III | III |
Traditrice uentura p(er) ke mici menasti no nera mai usato i(n)esta pa(r)tuta. pensai partire allora etu masicurasti. unde alcore agio mo(r)tal feruta. Nonauea miso mente aluiso piacente. epoi guardai inquel pu(n)c to edio minamorai. |
Traditrice ventura, perké mi ci menasti? Non era mai usato in esta partuta?. Pensai partire allora e tu m'asicurasti, und'e' al core agio mortal feruta: non avea miso mente al viso piacente, e poi guardai in quel puncto ed io m'inamorai. |
IV | IV |
Diquella innamorança eo mi sento tal dollia. ke nulla medicina me no(n) uale. Ancor tegno sperança. ke sile muti uollia. aquella ke ma facto ta(n)to male. Ancor magia sconducto. eo diragio altro mocto. ka disdire poi ke la uedra lomeo seruire. |
Di quella innamorança eo mi sento tal dollia, ke nulla medicina me non vale, ancor tegno sperança ke si le muti vollia a quella ke m'à facto tanto male: ancora m'agi'asconducto, eo diragio altro mocto, k'à disdire, poi k'ela vedrà lo meo servire. |
VI | VI |
Sedelo suo parlare no mi fosse tanto fera. dicesse alcuna cosa almio parere. Solo p(er) confortare incio ke mi dispera. keo pugnasse pur diben s(er)ui(r)e. ke seo fosse oltramare. conueriami tornare. aesta contrata. ben faria cento millia la giornata. |
Se de lo suo parlare no mi fosse tanto fera, dicesse alcuna cosa, al mio parere, solo per confortare in ciò ke mi dispera, k'eo pugnasse pur di ben servire; ke, s'eo fosse oltramare, converiami tornare a esta contrata, ben faria cento millia la giornata. |
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U No piagiente sguardo. coralemente maferuto. ondeo damore sentomi imfiamato. edestato unodardo. pungiente esifortte aguto. chemipa ssao locore emantamato. Or sono intale mene. edico ailasso mene. come faragio sedamadonna mia aiuto non(n)agio. |
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G lochi mei cimcolparo. cheuolsero riguardare. ondio noricieputo male atortto. quandelgli sauisara. colgliochi colglio chi suo micidare. equellgli ochi manno con quiso emortto. Laboca eli denti. eligiesti piagienti. manno conquiso. etute laltre belleze delo bello uiso. |
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T Raditeacie uentura. p(er) chemici amenasti. caio non(n)era ausato aesta partu ta. uolssi partire alora. etu mi asi churasti. ondeo neri ciepetti una mortale fe ruta. Edio nonauea miso mente. alouiso piagiente. epoi guardai. inquello punto edio minamorai. |
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D iquella inamoranza. imenesento tal dolglia. chenulla medicina nonmi uale. ancora tengno speranza. chesele muti la uolglia. aquella chema fatto tanto male. Ancora magia ascondotto. ediragio altro motto. chenonuora disdire. po chella uedera lomeo seruire. |
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L asso chio sono incapato. uegiomi strana contrata. esono lontano dalimiei pa esi. amore ma impelagato. furtuna me churuciata. dapoi chen questi tor menti mimisi. E io nomso lauia oue migire. conuenemi sofrire. este grampene. cap(er)durare male alomo bene. |
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S edelosuo parlare. non mifosse tanto fera. diciesse alchuna cosa almeo pare re. solo p(er) comfortare. incio chemidispera. chio mipungnasse purdibene ser uire. Cassio fosse oltre mare. conueriami tornare. esta contrata. bene faria contro aumiliata. |
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C anzonetta piagiente. poi camore loco manda. nontardare euan(n)e ala piufina. saluta laue nente. edille cauoi mimanda. uno uostro fino amante dimesina. Manda ui esto cantare. cheuidegia membrare. delsuo amore. mentre cheuiue euostro seruidore. |
I | I |
U No piagiente sguardo. coralemente maferuto. ondeo damore sentomi imfiamato. edestato unodardo. pungiente esifortte aguto. chemipa ssao locore emantamato. Or sono intale mene. edico ailasso mene. come faragio sedamadonna mia aiuto non(n)agio. |
Uno piagiente sguardo coralemente m'à feruto, ond'eo d'Amore sentomi infiamato, ed è stato uno dardo pungiente e sì fortte aguto che mi passao lo core e m'à 'ntamato. Or sono in tale mene e dico: «Ai lasso mene, come faragio se da madonna mia aiuto nonn-agio?» |
II | II |
G lochi mei cimcolparo. cheuolsero riguardare. ondio noricieputo male atortto. quandelgli sauisara. colgliochi colglio chi suo micidare. equellgli ochi manno con quiso emortto. Laboca eli denti. eligiesti piagienti. manno conquiso. etute laltre belleze delo bello uiso. |
Gl'ochi mei c'imcolparo, che volsero riguardare, ond'io n'ò ricieputo male a tortto, quand'elgli s'avisara colgli ochi colgli ochi suo'micidare e quellgli ochi m'ànno conquiso e mortto; la boca e li denti, e li giesti piagenti m'ànno conquiso e tute l'altre belleze delo bello viso. |
III | III |
T Raditeacie uentura. p(er) chemici amenasti. caio non(n)era ausato aesta partu ta. uolssi partire alora. etu mi asi churasti. ondeo neri ciepetti una mortale fe ruta. Edio nonauea miso mente. alouiso piagiente. epoi guardai. inquello punto edio minamorai. |
Traditeacie ventura perché mi ci amenasti, ca io nonn-era ausato a esta partuta? Volssi partire alora e tu mi asichurasti, ond'eo ne riciepetti una mortale feruta: ed io non avea miso mente a lo viso piagiente, e poi guardai in quello punto ed io m'inamorai. |
IV | IV |
D iquella inamoranza. imenesento tal dolglia. chenulla medicina nonmi uale. ancora tengno speranza. chesele muti la uolglia. aquella chema fatto tanto male. Ancora magia ascondotto. ediragio altro motto. chenonuora disdire. po chella uedera lomeo seruire. |
Di quella inamoranza i' me ne sento tal dolglia, che nulla medicina non mi vale, ancora tengno speranza che se le muti la volglia a quella che m'à fatto tanto male: ancora m'agia ascondotto, e' diragio altro motto, che non vorà disdire, po' ch'ella vederà lo meo servire. |
V | V |
L asso chio sono incapato. uegiomi strana contrata. esono lontano dalimiei pa esi. amore ma impelagato. furtuna me churuciata. dapoi chen questi tor menti mimisi. E io nomso lauia oue migire. conuenemi sofrire. este grampene. cap(er)durare male alomo bene. |
Lasso, ch'io sono incapato, vegiom'i'strana contrata e sono lontano da li miei paesi: amore m'à impelagato, fortuna m'è chruciata, da poi che 'n questi tormenti mi misi. E io nom so la via ove mi gire: convenemi sofrire este gram pene, ca per durare male à l'omo bene. |
VI | VI |
S edelosuo parlare. non mifosse tanto fera. diciesse alchuna cosa almeo pare re. solo p(er) comfortare. incio chemidispera. chio mipungnasse purdibene ser uire. Cassio fosse oltre mare. conueriami tornare. esta contrata. bene faria contro aumiliata. |
Se de lo suo parlare non mi fosse tanto fera, diciesse alchuna cosa, al meo parere, solo per comfortare in ciò che mi dispera, ch'io mi pungnasse pur di bene servire; ca, ·ss'io fosse oltremare, converiami tornare e'sta contrata bene faria contro aumiliata. |
VII | VII |
C anzonetta piagiente. poi camore loco manda. nontardare euan(n)e ala piufina. saluta laue nente. edille cauoi mimanda. uno uostro fino amante dimesina. Manda ui esto cantare. cheuidegia membrare. delsuo amore. mentre cheuiue euostro seruidore. |
Canzonetta piagiente, poi ch'Amore lo comanda, non tardare e vanne a la più fina; saluta l'avenente e dille ch' «A voi mi manda uno vostro fino amante di Mesina: mandavi esto cantare, che vi degia membrare del suo amore; mentre che vive è vostro servidore». |