Edizione diplomatica

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F. Guitton

Tuttol dolor cheo mai portai fugioia. E lagioia neente apol
(d)olore del meo cor lasso acui morte socchorgha. Che p(ri)a del pia
cer poco puo noia  Epoi po forte troppo. hom dar tristore. Maggio
conuen che pouerta si porga. E lo ritornatore chalentratore. adomque
lasso i(n) pouerta tornato. Elmio richo aq(ui)stato. Che mai facesse alcun
delmeo paraggio sofferta deo che pur uiua aoltraggio d(i) tutta
gente delmio forsennato. non credo gia senon uol me dinnagio.

Aj lasso che maluidi amaro amore. la soura natoral uostra belle
ssa. Elonorato piacente e piacere. E tutto bene chen uoi somma
grandessa. Euidi peggio il dibonaire core. Chumilio lauostra al
tera altessa en far ni dui dun core ⸶e⸷ dun volere. p(er)cheo piu como
mai portai richessa. Chalorichor damor nullaltro apare. nerai
n apo fare. richor como niquanto homo basso . niuostra par ra
ina amore passo. dumque chil meo dolor po pareggiare. che
qual piu p(er)de aq(ui)sta jnuerme lasso.
 
Ai com pote homo che non auita fior durare contra dimal tu
tto forgrato. sicomeo lasso ostal dogni tormento. che selopiu
for tom fosse amassato. siforte esicoralmente i(n)dolciore  come dolor
enme Gia trapassato fora d(e) uita controgniar gomento co
me ui lasso uiuo diuita fore. Ai morte  uillania fia e pechato
che simai desdegnato p(er)che uedi morir opo mi fora Ep(er)chio pio
souente e forte mora ma mal tuo grado eo pur morro forsato del(le)
mie man seo mei no(n) posso ancora.
Malo piu chaltro emen lasso conforto che seo p(er)desse onor
tutto eauere amici tutti e dele membra parte. Simico(n)for
terea p(er) uita auere. Eq(ui) no(n) posso poi dime torto eritornato i(n)
uoi forsa e sauere. Che no(n) fu amor meo gia daltra p(ar)te. du
qua diconfortar como podere. poi sauere no(n) maiuta. edolor
me puristri(n)gie elcore pur co(n)uen matteggi esi faccieo. Che p(er)
com mimostra adito edel mal meo sigabba edeo puruiuo
adisnore credo malgrado delmondo e di deo.
Aibella gioia noia e dolor meo. Che punto fortunal lasso fu qu
ello deluostro dipartir crudel mia morte. Ede neente il dolor
meo pardeo. uer che me al uostro amor crudele efello. Cheseo
tormento duna parte forte Euoi dalaltra piu stringie chiauello
come lapiu distretta i(n)amorata. Che mai fusse ap(ro)uata. Che bealta
oualore o auere pofar bassom in donnalta. capere ma nulla deste
cose en me trouata dumque damor coral ful benuolere.
Amor merce p(er)deo uiconfortate e dame no(n) guardate che picciolo
p(er)mia morte dannaggio ma p(er)lauostra amor sansa paraggio
eforse anche p(er)o miritorniate simai tornare deggio i(n) allegransa.
 
Amor amor pio che ueneno amaro non gia uede chiaro. chise
mette i(n) poder tuo uolontero. Che p(ri)mo emeço ne grauoço[1] (et)
fero elafine debentuttolcontraro u prende laude (et) blasmo one mistero.
 
[1] non siamo sicuri di questa <ç>.